Banditi di Val d'Aveto

'Robin Hood' genovesi del 1500

di Sandro Sbarbaro

La piaga del banditismo che assillò la Serenissima Repubblica di Genova alla fine del 1500, fu fenomeno dai risvolti complessi. Per quanto analizzato nei suoi significati più profondi è sempre fonte di continue sorprese.
Studiando i processi ai banditi dell'epoca si ha la sensazione che nulla in fondo sia poi sostanzialmente mutato.
Ai nostri giorni si ripetono situazioni che sono l'esatta copia di azioni compiute allora, come se i banditi moderni attingessero ad una 'memoria collettiva degli atti banditeschi' che fluttua nell'etere con lo scopo di ripresentare schemi e comportamenti già adottati secoli or sono.

Gli archivi di stato conservano documenti, verbali e memorie dei processi dell'epoca. Dalla loro analisi si può dedurre che già nel 1500 si perpetuavano i sequestri di persona (con relativa richiesta di riscatto e spostamento dell'ostaggio in luoghi ritenuti via via più sicuri), già allora esistevano 'squadre speciali' con patenti per attuare la caccia ai banditi al di fuori dei confini dello stato, già allora i banditi venivano aiutati dai parenti per sfuggire alla cattura.
L'archivio di stato ci riporta il processo a Nicolao de Cella che dopo tre giorni di processo viene accompagnato in una delle celle del castello di Santo Stefano d'Aveto e la sua sorte non la sapremo mai.

La storia del banditismo si tramanda per tradizione orale permeando le leggende delle nostre valli, dove i banditi vissero come pesci nell'acqua.
Il banditismo fu un fenomeno sociale che interessò interi gruppi familiari, un vero e proprio volano economico per quelle valli: la ricettazione, la vendita della refurtiva nonchè le rimesse che i banditi inviavano ai parenti, consentirono uno sviluppo altrimenti impensabile.
Il bandito per quelle genti era una sorta di 'Robin Hood', colui che toglieva ai ricchi per dare ai poveri, tanto più esaltato in quanto, spesso, membro della propria parentela.

 


 

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Pagina pubblicata il 10 agosto 2004, letta 6271 volte dal 23 gennaio 2006
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