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La castagna, risorsa insostituibile per i contadini delle nostre valli

di Piero Vaccaro
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Il significato della parola "castagna" non è attualmente ancora ben chiaro; alcuni studiosi lo attribuiscono al nome della città Kastania in Tessaglia, altri ritengono che derivi da Kastanis, città del Ponto, territorio nella Turchia asiatica dove Plinio testimoniò la presenza di vasti castagneti.
Questo dolce frutto

Castagne

autunnale venne definito dal Pascoli "l'italico albero del pane", perché era in grado di risolvere il problema dell'alimentazione in periodi difficili, e "frutto paziente" dal poeta Attilio Bertolucci, in quanto la sua coltivazione necessitava e necessita pochi interventi: solo potatura e pulizia.

Il castagno, albero considerato il gigante buono poichè può raggiungere dimensioni veramente notevoli, in autunno genera le castagne, frutti che paiono sospesi sui rami della pianta situata tra il cielo e la terra.
Nell'antica cultura contadina ligure il castagno era considerato il simbolo della previdenza, in quanto in grado di nutrire, come un buon padre, i suoi figli per tutto l'inverno; e, sulla base di questa credenza popolare, il papà costruiva una culla in legno di castagno per far crescere il bambino forte e robusto.

Le castagne, sia fresche sia secche, già in epoche antiche vennero trasportate sulle navi dei greci, dei fenici e dei romani da un paese mediterraneo all'altro.
Durante il periodo delle Repubbliche Marinare questi preziosi frutti vennero commercializzati anche nei paesi dell'Europa centro-settentrionale.
Verso la fine del XIX secolo le castagne presero la via delle Americhe: gli emigranti italiani (e soprattutto quelli di origini liguri) le esportarono negli Stati Uniti custodite nelle navi mercantili, tenute a bagno per evitare l'insorgenza di muffe e funghi.

Nel tempo la coltivazione della castagna ha subito in Italia una parabola discendente a causa fondamentalmente dell'abbandono della montagna; nonostante ciò questo prodotto del sottobosco italiano è ancora molto apprezzato in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Stati Uniti e Canada.
Negli ultimi anni si è registrata, per fortuna, un'inversione di tendenza: sono nate interessanti iniziative volte a migliorare e rivalutare la coltivazione di questo frutto. Tra queste possiamo citare la valorizzazione di diversi itinerari - percorribili a piedi, in bici, a cavallo o in auto - che si snodano tra i castagneti più antichi di cinque nazioni (Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Grecia) e che vanno sotto il nome di "Via europea della castagna".

 

Qualità e varietà delle castagne

La pianta del castagno, appartenente alla famiglia delle Fagacee, cresce e si sviluppa in zone a clima mite e in terreni ricchi di silicio come è l'Italia, con i suoi circa 800.000 ettari di castagneti distribuiti maggiormente fra la Calabria, la Liguria, il Piemonte e la Toscana.
La castagna è ricca di vitamine (C, B1, B2, PP) e sali minerali (calcio, cloro, ferro, fosforo, magnesio, potassio, sodio e zolfo). La presenza di carboidrati solubili ne rende difficoltosa la conservazione prolungata; solo con l'immersione in acqua si riesce a mitigare lo svilupparsi di muffe e funghi.
La castagna fresca ha un valore calorico di circa 200 kcal ogni 100 grammi, mentre la castagna secca ha un valore calorico di 370 Kcal ogni 100 grammi ed ha una maggior presenza di sali minerali e vitamine (esclusa la vitamina C che con il processo di essicazione viene dispersa).

La coltura della castagna, come già accennato, non richiede particolari lavorazioni annuali e non richiede l'uso di fitofarmaci.
Le castagne costituiscono un alimento altamente digeribile, antisettico, antireumatico, tonico, rimineralizzante ed energetico. È possibile gustarle in vari modi: bollite (pelate o balletti), arrostite (caldarroste, rustie), le castagne secche possono essere mangiate nel latte, inoltre con la farina di castagne si possono preparare i batolli (tagliatelle alla farina di castagna) ed il famoso castagnaccio.

Vi sono diverse varietà di castagne: buloie o bulove, ciaparinne o ciapasse, franzigliunne, gentì, maiunne o magliunne, rossaine, sciarasse, serviasche, vallebunne, verdunne, veronesa, tempuie o temporie.

 

La raccolta delle castagne

Un tempo le castagne costituivano un elemento indispensabile per l'economia contadina dei nostri avi.
Nei mesi di ottobre e novembre le castagne raccolte venivano messe in sacchi di iuta, o in cestini di vimini (cavagne), e quindi fatte essiccare in appositi ambienti denominati, in genovese, seccaessi.
Quasi tutti gli abitanti delle nostre zone rurali

Castanea sativa - Castagno

avevano questo essiccatoio: al piano inferiore si trovava un focolaio che doveva essere sempre accesso per un mese circa, al piano superiore del locale vi era una sorta di graticcio di travi in legno che, lasciando traspirare il calore, permetteva di seccare le castagne poste sopra.
Le castagne secche venivano poi infilate in sacchi di canapa e venivano sbattute su particolari tronchi di legno in modo da staccare la pula dai frutti; in seguito venivano messe in cesti chiamati valli e scuotendole veniva tolto il guscio.
A questo punto le castagne secche, che in parte venivano trasformate in farina, potevano essere vendute oppure utilizzate per il fabbisogno familiare.
Le rese: da 10 quintali di castagne fresche si producevano circa 3 o 4 quintali di castagne secche, mentre da un quintale di castagne secche si ottenevano circa 90 chili di farina.

Nella mente scorrono quei romantici momenti di vita contadina anche da me, pur trentenne, vissuti e rivolgendo lo sguardo verso il punto dove sorgeva il secaessu della mia famiglia incrocio il profilo di un'abitazione moderna.

 


 

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Pagina pubblicata il 6 novembre 2007, letta 8035 volte
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