Valdaveto.net > Ciao Luca
Lunedì 20 febbraio 2006, ore 11.30
(www.lucacoscioni.it - Associazione Luca Coscioni )
" Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall'attesa, ma ad un tratto il coraggio
di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una nuova forza. Grazie, per questo. "
( José Saramago, premio Nobel per la letteratura 1998 )
introduzione di José Saramago al libro Il maratoneta di Luca Coscioni
Luca Coscioni non è un generale a cinque stelle, né una stella del
cinema, né un maratoneta, e neppure gli hanno dato il Nobel
per la sofferenza.
Luca Coscioni è un uomo seduto su una sedia
a rotelle
che mani mosse dall'amore devono portare di qua e di
là perché la malattia non lo riduca a trascorrere il resto della vita
davanti all'immagine fissa di una irrimediabile solitudine.
Luca Coscioni, oltre a essere una persona dotata di una brillante intelligenza,
è un uomo coraggioso - ben più di quanto avrebbe mai
potuto immaginare di se stesso - sul cui capo si è abbattuta due
volte una condanna.
Dapprima, brutale e assurda, lo ha condannato
la sclerosi laterale amiotrofica, poi, e fino a oggi, la crudele
indifferenza delle due facce del potere in Italia, quella politica
e quella religiosa, altrettanto spietate.
Non sappiamo se ci sarà mai una cura per la sclerosi laterale amiotrofica, ma non
sapevamo neppure se ce ne sarebbe stata una per il vaiolo prima
che Jenner la scoprisse.
La sacralizzazione degli embrioni umani
è una delle più mostruose ipocrisie che potessero nascere nella testa
di un papa e della sua chiesa di cardinali e teologi reazionari,
per i quali al dolore umano non rimane altra speranza se non
quella di un paradiso inesistente.
Non sembra che a loro importi, in particolare, la morte di milioni di bambini che si sarebbero
potuti salvare se avessero beneficiato della grazia di un'assistenza
medica e farmacologica minima, ma che nessuno si azzardi
a toccare gli embrioni umani, che la ricerca scientifica se ne
rimanga per l'eternità davanti a quella porta chiusa.
L'embrione è già un essere, proclamano, nell'embrione è già presente l'umanità,
e, chissà, tutto è possibile per certe immaginazioni morbose,
lo stesso Dio.
Il destino di tutti gli esseri viventi è la morte,
e gli strumenti per compiere la sua missione di regolazione demografica
non le sono mai mancati, dalla malattia alla fame, dalla
guerra agli incidenti, dagli assassinii alle catastrofi naturali.
E neppure gli embrioni, ahimé, sono eterni.
In tutto il mondo ce n'è a
milioni, congelati, che, in capo a cinque anni, ormai inutilizzabili
per una ipotetica riproduzione, vengono semplicemente eliminati.
Contro questa ecatombe di embrioni umani nessuno protesta,
come peraltro non insorge neppure contro la distruzione di alimenti
che, se fossero trasportati nelle tante parti del mondo dove si muore
di fame, salverebbero delle vite.
Che siano politiche o religiose,
le ipocrisie del potere non hanno limiti, ma la più insopportabile
di tutte è ancora l'ipocrisia religiosa perché disprezza, fingendo di
rispettarlo, quel corpo che Dio, a quanto dicono, ha creato.
Legato alla sua sedia a rotelle, Luca Coscioni, che non è un generale,
né una stella del cinema, e neanche un maratoneta, prosegue
nella sua lotta sovrumana, è proprio questa la parola esatta, la parola
giusta, per il diritto ai risultati di una ricerca sull'embrione che
potrà, forse (non lo si saprà mai se non sarà intrapresa), ridare la
salute o, per lo meno, migliorare la qualità della vita di migliaia
e migliaia di infermi, non solo quelli che sono vittime della sclerosi
laterale amiotrofica, ma anche di molte altre malattie che, aspettando
angosciosamente l'aiuto della scienza, subiscono le conseguenze
delle più ignare e oscure superstizioni.
Luca Coscioni, con
il suo coraggio intatto, il suo sguardo vivissimo che va dove il suo
corpo non può andare, è in prima linea in questa battaglia per la
vita.
La sua arma è la ragione, il suo unico obiettivo la difesa della
dignità umana.
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Pagina pubblicata il 20 febbraio 2006, letta 4282 volte