Valdaveto.net > Articoli e ricerche di carattere storico > L'assassinio del mercante Vincenzo Marrè di Borzonasca nell'anno 1607
I Marrè di Borzonasca
I Marrè di Borzonasca appartenevano ad un potente casato di lanieri della Valle Sturla.
Essi, da molti anni, trattavano la lana prodotta nelle valli circostanti, trasformandola in coperte e altri manufatti che venivano venduti sui mercati liguri e lombardi.
Vincenzo, uno dei principali esponenti di questa parentela, nel settembre del 1607, mentre ritornava dalla fiera di Bergamo portando con sè una grossa somma di denaro, fu assassinato lungo la strada che porta al valico del Fregarolo, allora territorio del Principe Doria di Torriglia.
L'inchiesta del caso fu affidata a Bartolomeo Garibaldo, Capitano di Chiavari.
L'assassinio di Vincenzo Marrè
Relazione sul fatto, allegata alla lettera del 18 settembre 1607 scritta dal Capitano di Chiavari al Governo della Repubblica di Genova.
Domenica li 9 di sett.e Vinc.o Marrè si trovò in Ottone dove insaccò quel giorno certe sue lane in casa del hoste nom.to.... de qui poi l'istesso giorno si partì e andò a dormire a Casa nova lontana da Ottone sei miglia che è presso a Fontana ingorda mezo miglio, tutte ville del Principe d'Oria dove dormitte voe in detto loco di Casanova in casa del hoste di dove il lunedì mattina si partì andando verso il detto loco di Fontana ingorda in quel loco passò per mezo solo a piedi che se ne veniva verso sua casa in val di Sturla poi che veniva da Bergamo dalla fera, a vendere i suoi arbaxi (orbace, tipico tessuto di lana), e portava seco li denari, che non poteva essere meno di scuti 200 sino in 300, e può haver scosso anche sino a 400 in tutto, e di poi che è passato in detta villa per la strada romea dove è stato visto da molti che si nomineranno, lontano meno de mezo miglio da d.ta villa di fontana ingorda e nel voltar della collina non si è mai più visto ne hauto nova di lui.
Nella sua lettera il Capitano di Chiavari, Bartolomeo Garibaldo, commenta il fatto come segue:
...Domenicha mattina prossima passata venendo Vincenzo Marrè dalla fera di Bergamo passando a Ottone del Principe doria come
vederanno VV. SS. Ser.me su l'aligatto cap.lo si judiche che sia statto preso e amazzatto non essendosi più avuto alcuna nova di lui.
È comparso da me Marc'antonio Marrè suo fratello per agiutto e soccorso avendo lui qualche indizio in certi homini di quella Jurid.ne,
ho datto ordine che li vada 18 o 20 corsi e sei famigli che sono in della parte di Compiano, a cioè se avendo qualche notizia di questi assassini
gli faciano prigioni, comprendendosi questi casi nella patente che io ho dal S.or Principe doria, e mi dispiace che il comm.io di Torriglia non sia in
quelle parte, il quale passò qui tre giorni sono e se ne passo a Levanto per condurvi sua moglie in quelle parte, il quale mi ha promesso di
agiutar per la estintione di questi tristi (banditi), io ragguaglierò le VV. SS. Ser.me di tutto quello che seguirà, a ciò mi
possono comandare come mi doverò contenere che le chui per inform.ne di quello possa, e mi pare poterli dire che da un pelo in qua essi
banditi vanno molto più ritenutti in venire sopra questa Jurid.ne e quella del Principe Doria escluso ancora la Jurid.ne di Torriglia in
qualche parte verso il Bizagno, e se VV. SS. Ser.me haveranno ottenuto dal Conte di Fuentes e Duca di Parma che non siano ricettatti in loro paesi,
anzi che le sia datto adosso, facilm.ti si partiranno del tutto e intendo chelli banditi Cogorna e con li detti Rovegni in Compiano.
E per fine le prego da Iddio salute. In Chiavari il dì 18 di 7bre 1607.
DD. VV. SS. Ser.me
SV aff.mo
Bar.eo Garibaldo
Segue la denuncia del ritrovamento del cadavere di Vincenzo Marrè di cui il Capitano di Chiavari invia rapporto ai Serenissimi Governatori della Repubblica di Genova, insieme ad altre informazioni.
Ser.mi et Ecc.mi Proc.ri
È poi capitata la denontia da uno di quei di Val de Sturla come hanno ritrovato il corpo di Vincenzo Marrè
benché di sfigurato nel monte di Fregarolo terr.rio di Torriglia del Principe Doria, luoco poco lontano da Casanova dove alloggiò
q.lla notte in la propria strada che di la veniva in Val de Sturla il quale corpo conducevano in esto luoco di Val de Sturla e per quanto mi
reffererono sono andati a ricercarlo per tutte quelle montagne e opinione generale che l'habbiano assassinato Peirino Pastorino bandito di classe
di VV. SS. Ser.me guidato dallo Principe Doria con salvacondotto, con l'intervento di Giacobo Ferretto suoi figli e nipoti che sono quelli istessi
che li corsi diedero per prigioni all'agente del comm.rio di Ottone, e come sia ritornato dalla fera Marc'Antonio Marrè vien data speranza
di maggior inditij. Però dal scrivere che informa li comm.ri di detto Principe Doria giudico che li detti non sieno altrimenti rittenuti
carcerati ne che vi sia alcuna condizione di farlo, pretendendo che prima bisogna siano chiariti e sentenziati e banditi, e per non mancare a questa
cura in un simile assassinio li ho pure scritto che mi parebbe dovessero accautelarsi di essi, et attender loro a chiarire la vertà, avendoli
dato sodisfattione che se il Marrè dico il Marc'Antonio era andato con li Corsi in quelle parti havea parlato di bruciare e fare (ciò
che) non era di mio ordine ne scienza, ne li Corsi l'averebbero comportato, poiché non haveano ordine alcuno d'andare alle sue voglie come
all'effetto non hanno fatto e solamente li ho esortati a favorire essi Corsi per beneficio comune, et non manco di dubitare c'habbino voluto far
rumore senza occasione che vi fusse stata per quel che devono sapere loro, il che mi è parso far sapere a VV. SS. Ser.me per aiuto delli
loro popoli, e mi dispiace dirle che quelli paesi sono infetti assai se ben li banditi de giorno non vi sogussiano (bazzicano) come facevano
prima, è che sia vero, hieri sera a hore 22 in circa due miglia sopra la villa d'Orsega appresso Parazolo (Parazzuolo) e la Ventarolla (Ventarola)
fu assaltato alcuni mulattieri delli Pessia di Rapallo che venivano di Piacenza da Gioanello de Michele e Benedetto Cavero (Cavè) domandandoli
alcune pezze di rassia (dal genovese "raxa" cioè panno) per vestirsi, e dicendoli i mulattieri che non ven'era, detti banditi li seppero
benissimo dire che ven'era una balla, e così tagliarono tutte le some, e la trovarono, e le ne presero due pezze, e poi se ne andarno verso
detti luoghi della Ventarolla e Parazolo, et evitando che essi mi passassero a Compiano, dove come ho scritto a VV. SS. Ser.me si trattengono li
Rovegno, io ho subito mandato 20 Corsi con cinque famegli in tutte quelle parti, e penso trattenergliele un pezzo per vedere di ovviare il male in
dominio di VV. SS. Ser.me, e perché questi Corsi cioè una buona parte di loro mi domandano molto
spesso licenza per venire costì a pigliare licenza da VV. SS. Ser.me stando più volentieri costì a passeggiare, ho fatto
scrivere al loro cap.no che mandi di quelli che vogliono venire, inoltre mi domandano paghe che non hanno avuto sulle galee, ma senza ordine di
VV. SS. Ser.me non li pagherò salvo per quel mi servono e per fine le prego de sempre salute. In Chiavari 5 d'Ottobre 1607.
D' VV. SS. Ser.me
Servo Vostro Aff.mo
Bar.eo Garibaldo
Riportiamo la trascrizione del verbale di identificazione del cadavere di Vincenzo Marrè.
+ 1607 giorno di venerdì 5 ottobre. In loco
Bernardino Marrè del fu Giò Maria parente conosciuta persona del fu Vincenzo de Marrelli fu Cesare consta Don+ in omnibus ut supra Vz che il giorno d'hieri è stato ritrovato il cadavero di d.o Vincenzo Marrè quale sono già più giorni che non si havea nova di lui e che si temeva fusse statto morto nella villa di Fontana ingorda e assassinato da ladri mentre passava in detta villa venendo dalla fera di Bergamo, e rubatoli una somma di denari che havea seco, il quale cadavero è stato ritrovato in una pradaria in detta villa di Fontana ingorda Giur.ne di Torriglia dell'Ecc.mo Principe Doria nel mezzo di alcuni arboscelli di fò che restano in mezzo a detto pratto che resta sopra certi cazali di detta villa (Casoni) poco fuori della strada, coperto detto cadavere di piere (pietre) grosse, sotterrato tre palmi sotto, senza cappo e senza un braccio e senza una gamba, mangiato, per quanto si è veduto, in le parti carnose da animali, e poco lontano de qui dove si è trovato si è visto un altro segno dove era statto sotterrato prima e dove restavano alcuni segni di vermini e pezzetti della sua robba, il quale cadavero è statto riconosciuto da familiari di detto Vincenzo alle ditta del piede, quali mentre era in vitta le teneva una sopra l'altro, e di più è statto riconosciuto ad un pezzo di camisa che havea indosso quale era giunta di dietro che così gli era statto riofferto da suoi di casa, restando nel resto detto cadavero in maniera diformato che per altro non si potea riconoscere. Del quale cadavero è statta fatta visita dal m.co Podestà (Commissario) di Torriglia et presenti su detti.
Il fratello della vittima, Marc'Antonio Marelli volge supplica al Doge e ai Ser.mi della Rep.ca di Genova affinché intervengano presso il Principe Doria, per far luce sull'assassinio e offre una taglia di 50 scudi per chi denuncerà, entro un mese, i colpevoli. Leggiamola.
Ser.mo et Ecc.mi Sig.ri e P.roni.
Como facilmente VV. SS. Ser.me haranno inteso, Vincenzo Marreli di Borsonascha ritornandosi dalla fera di Bergamo verso casa cò soma di
denari per haver colà venduta la sua mercantia, per alcuni giorni non se n'hebbe nova, et all'hora li suoi stimorno che fusse stato morto per
strada, como pur è avenuto, giacchè le vestigia del suo corpo si sono ritrivate nel monte di Fregarolo, preso in un luogho detto la Nave,
territorio e giurisdizione del Ecc.mo Sig.or Principe D'oria, dove per verità sempre i parenti del morto ebbero sospeto; che per ciò
il molto Ill.re Cap.o di Chiavari fece andar in quel paese la giustizia per far prigione alcuni, se ben il negozio no sortì effetto alcuno;
e ben vero che hora per quanto si intende, tanto il Mag.co Comiss.o di Torriglia como quel d'Ottone hanno prigionieri alcuni che vanno per detto
misfatto processando; e perché no è dubbio che in quelli paesi si trovano i delinquenti quali per raggione devono essere più
persone.
Compare davanti VV. SS. Ser.me Marc'Antonio Marrelli, fratello del morto, e le supplica voler essere servite operar che l'ecc.mo Sig.or Principe
Doria, voglia far mandar grida nel suo dominio, che chi fra alcuni giorni, conforme parrà a VV. SS. Ser.me sarà il primo
a mettere in chiaro d.o omicidio, quando sii umesso (commesso) nel suo territorio e da uomini suoi suditi, o suditi di VV. SS. Ser.me e siino
più (persone) guadagnerà cinquanta scutti che li saranno sborsati da d.o Marc'Antonio, e ne darà quella cauzione che VV. SS.
Ser.me ordineranno, e quando poi a VV. SS. Piacesse concederli la remissione di doi banditi; ne le priegho per poter maggiormente venire in
cognizione e che inoltre da S.E. e da VV.SS. Ser.me li sii fatto indulto per detto fatto: et in soma le sup.ca consolarlo di qualche rimedio
si per beneficio publico como per suo particolare, et a VV.SS. Ser.me priega da Dio ogni bene.
D'VV. SS. Ser.me
Divoto suddito
d.o Marc'Antonio.
Una nota riportata sullo stesso documento conferma l'avvenuto versamento della cauzione:
+ 1607 a 24 ottobre.
Ho ricevuto io Stefano Corsero da s.to Antonio Marrè de Borsonascho lire duecento. L.re CC.
Lo stesso giorno del versamento della cauzione, il Doge e i Ser.mi Collegi della Rep.ca di Genova, in accordo col Principe Doria, emettono la seguente grida.
Proclama a voce di Vincenzo Marrè
Essendo stato circa li 10 del mese passato di settembre morto Vinc.o Marrè fu Cesare di Borsonasca e presoli molti denari che portava seco,
ritornando dalle fere di Lombardia verso sua casa, il che si tiene per certo, sia seguito in strada publica e forsi nel territorio dell'ecc.mo Principe
Doria e desiderando il Ser.mo Duce Ecc.mi Sig.ri Gov.ri, et Ill.mi Sig.ri Procuratori che si chiarisca un tale assassinamento et che i colpevoli ne
siano come meritano puniti e castigati per ciò hanno promesso e deliberato premio a chi fra un mese prossimo dal dì della publicatione
della presente sarà il primo a denontiare o sia all'Ill.mo Cap.no di Chiavari o sia al'ufficiali del d.o ecc.mo Principe Doria li colpevoli
autori e complici del sud.o delitto in maniera che si ponga in chiaro a giudicio di Lor Sig.ie Ser.me di libre duecento di mon.ta di Genova quali
sono state depositate in camera de Lor Sig.ie ser.me dai parenti di d.o Vincenzo e di più attione e facoltà di poter chiamare a far
rimettere doi banditi di quelli che da Lor Sig.ie Ser.me per sua ordinaria possono essere rimessi con conditione pero che habbino la pace dalla parte
offesa e se saranno banditi perpetui, siano stati in bando per almeno cinque anni, et essendo banditi temporanei almeno per doi e di più, chi
come sopra denontierà e chiarirà tal delitto habbi anco e conseguisca l'impunità di detto delitto etiandio che fussi uno dei
colpevoli, purchè non sia il principale autore delle quali cose. Hanno Lor SS.ie Ser.me commandato se ne facci urgente publica crida
acciò pervenga a notitia di tutti e procuri a chi ha notitia del sud.to caso guadagnare i sud.ti premij e schivare la pena.
Date in Genova nel Ducal palazzo a 24 di ottobre 1607.
In calce è riportata, in latino, la seguente notazione: "Fu mandato al Cap.no di Chiavari affinché lo facesse pubblicare".
Il nipote di Vincenzo, Cesare Maria di Giò Batta, riesce ad avere notizie riguardanti le indagini svolte dai Commissari del Principe Doria, le trasmette al Capitano di Chiavari che le farà pervenire al Doge e ai Serenissimi Collegi. Il latore sarà lo stesso Cesare Maria.
Ser.mo et ecc.mi P.roni
Cesare Maria di Giòbatta e nepote del fu Vincenzo supra quanto le dedi notizia dordine di VV.SS. Ser.me come il Principe Doria havea fatto
carcerare gli imputati dell'assassinio di d.o Vincenzo in Val di Sturla dove era, per non essere suo zio Marc'Antonio ne suo padre a casa ne
esso informato delli inditij che detti avevano di d.o assassinio, si pose in cammino alla volta di Torriglia per andar a pigliar inditij ed
oggi è qui venuto, e se ben non è potuto andare molto avanti per tema di essere ucciso darà in visita a VV. SS. Ser.me
in compagnia di suo padre e suo zio, che sono costì, quelli inditij che hanno, sperando nella benignità di VV. SS. Ser.me aiuto
contro l'auttori di tale delitto, non potendo da questa corte dare altro indizio eccetto che del cadavero stato portato a casa loro da quelli
paesi di Torriglia. Che qui a VV. SS. Ser.me risposta della loro caris.ma del 22 presente.
E per fine le prego di continuo salute.
In Chiavari a 24 d'ottobre 1607.
D' VV. SS. Ser.me
V. S.vo aff.mo
Bart.eo Garibaldo
Il Cap.no di Chiavari, Bartolomeo Garibaldo mandò a Genova, allegate alla sua lettera, le seguenti informazioni ricevute dai parenti del fu Vincenzo Marrè.
Da Cesare Marrè nepote del Vincenzo.
Li giorni passati fu mandato a Torriglia un huomo a posta dalli parenti del Vincenzo Marrè per intendere qualche cosa dell'assassinamento commesso in persona di d.o Vincenzo e vedere ciò che si faceva, il quale ritornato rispose a essi parenti come in appresso:
Che in detto luogo di Torriglia si trovano per tal delitto carcerate dieci persone, e trattenute quattro altre con segurtà per il borgo delle ville di Casanuova e Fontana ingorda (Fontanigorda).
Che due de carcerati del cognome de Sciutti padre e figlio mazzacani;
quali la mattina dell'assassinamento videro tre huomini nel luogo dove seguì detto assassinamento, o sia dove è stato ritrovato il
cadavero, sono stati esaminati, e il figlio ha detto haver veduto quelli tre, ma che non li conobbe, e che se ne domandasse a suo padre, che forsi li
havea conosciuti.
Il padre però nega tutto, ed essere stato in quel posto con d.o figlio. Il che è grande contrarietà.
Che il figlio di Giacomo Ferreto, quale è stato uno dei delinquenti si è ritirato con altri banditi, e dice di voler ad ogni maniera amazzare Marco Antonio fratello del d[ett]o Vincenzo.
Il caso Vincenzo Marrè, per quanto finora documentato, non fu risolto.
Ulteriori notizie potrebbero trovarsi presso l'archivio del
Castello di Torriglia che fino ad oggi non sono state esaminate.
Gli originali dei documenti qui sopra trascritti sono custoditi nell'Archivio
di Stato di Genova, Atti del Senato, Sala Senarega, filza n° 598.
Essi sono stati riscoperti con la collaborazione di Sandro Sbarbaro, profondo conoscitore della storia del banditismo tra Genovesato e Feudi Imperiali.
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Pagina pubblicata il 19 settembre 2008, letta 4139 volte
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