Valdaveto.net > Articoli e ricerche di carattere storico > Storia locale - Collana bibliografica ideata da Giovanni Ferrero > Confini, itinerari, muli e carovane fra Aveto e Trebbia (note dalla 10 alla 21) - Da una relazione sei-settecentesca riguardante la Chiesa di Casanova di Rovegno
Indice delle note
- nota 1: Scorteghero
- nota 2: la Parrocchia di San Pietro Apostolo
- nota 3: il Poggio degli Aveti
- nota 4: Rocca Bruna
- nota 5: Cifalco
- nota 6: Erba bella
- nota 7: Monte lupo
- nota 8: Rezoaglio
- nota 9: Cima della Garba
- nota 10: Gabanna
- nota 11: Fregarolo
- nota 12: Montalto
- nota 13: Nava
- nota 14: Ala di Gallo
- nota 15: Canale
- nota 16: Crosazza
- nota 17: Cimigliasca
- nota 18: passi Geometrici
- nota 19: Masere
- nota 20: Ponte di Rovegno
- nota 21: Priosa
L'espressione che la divide da Gabanna, è da intendersi che la divide da [la parrocchia] di Cabanna [d'Aveto].
La chiesa di San Bernardo abate delle Cabanne pare che fino al 1584, anno in cui fu eretta in parrocchia, dipendesse dalla chiesa matrice di S. Lorenzo di Fontanarossa.
Nel libro "Parrocchie già esistenti od erette nel XVI secolo, distribuite in Vicarie, come dal Sinodo Gambara 1595, coll'indicazione della Sovranità Civile e del Feudo da cui dipendevano", pag. 94, si legge:
"Parrocchia già esistente od eretta" - Cabanne, "Anno dell'Erezione" - 1584 , "Parrocchia da cui fu smembrata" -Fontanarossa, "Sovrano Civile" - Impero, "Feudatario" - Principe Doria.
Il toponimo Cabanne viene pronunciato dai valligiani Cabanna.
A nostro avviso il toponimo deriva da Ca' banna, ovvero Casa ove si scuote il banno, ossia il pedaggio. Ove sorgeva l'antica Ca' banna, alla foce del fiume Bozale, già al tempo dei Fieschi, i Doria edificarono il Palazzotto, passato in seguito ai Della Cella.
Poichè Cabanne è conosciuta per il traffico che vi transitava, in specie quello dei muli, ci permettiamo di riportare una statistica degli equini che troviamo in "Guida d'Italia del Touring Club Italiano. Liguria, Toscana Settentrionale Emilia", Milano 1916, pag. 64:
Liguria - Cavalli - anno 1876 N. 3.947, anno 1908 N.13.020 - Asini - anno 1881 N. 11.568, anno 1908 N. 9.757 - Muli e bardotti - anno 1876 N. 10.957, anno 1908 N. 12.116
Toscana - Cavalli - anno 1876 N. 54.405, anno 1908 N.59.695 - Asini - anno 1881 N. 43.786, anno 1908 N. 55.568 - Muli e bardotti - anno 1876 N. 5.822, anno 1908 N. 7.858
Emilia e Romagna - Cavalli - anno 1876 N. 49.056, anno 1908 N. 80.221 - Asini - anno 1881 N. 46.776, anno 1908 N. 32.147 - Muli e bardotti - anno 1876 N. 4.568, anno 1908 N. 6.111
Interessante notare la statistica per km quadrati per i muli e i bardotti nell'anno 1908.
La Liguria batte di gran lunga le altre due regioni attestandosi a 2,30 possessori per chilometro quadrato, conto i 0,33 della Toscana e i 0,29 della Emilia e Romagna.
Daltronde la nostra regione fatta a scale, si prestava ad essere considerata, così come in passato, patria del mulo.
Rileviamo ancora per la Liguria l'elevata presenza dell'asino, che prima del mulo ha diviso con i nostri contadini le fatiche di una vita fatta di stenti.
A proposito di muli e mulattieri, ferrai, osti e mugnai, estrapolando dai Registri dello Stato Civile (intitolati"Departement des Apennins - Commune de San Steffano - Registre des Actes de l'Etat Civil de l'An 18..") tenuti da Antonio Maria Tassi Maire (Sindaco), Ufficiale del Stato Civile del Comune di Santo Stefano d'Aveto dipartimento degli Apennini circondario di Chiavari, giacenti all'Archivio Comunale di Santo Stefano d'Aveto, rileviamo:
Nell'anno 1809...
È comparso Antonio Cella fu Giò Batta d'anni 42 di professione Mulatiere nato, e domiciliato nel luogo di Cabanne
[...] È comparso Cristoforo Brizolara fu Giò Batta d'età d'anni 42 di professione Ferraio nato, e domiciliato in questo Borgo (Santo Stefano d'Aveto)
[...] È comparso Andrea Repetti d'Andrea d'età d'anni 38, di professione Mulatiere nato, e domiciliato alle Cabanne
[...] È comparso Ludovico Antonio Cella figlio di Bernardo e di Maria Tommasina d'età d'anni 28 e più mesi di professione Ferraio nato, e domiciliato nella villa Casa di Molini Parrocchia di Rezzoaglio
[...] È comparso Bonifacio Cella fu Altro d'età d'anni 60 di professione mulattiere, nato e domiciliato alle Cabanne...
Nell'anno 1811...
È comparso Paolo Cella fu Giò Agostino d'età d'anni 58 di professione Mulatiere nato, e domiciliato nella villa Priosa
[...] È comparso Giorgio Cella fu Giorgio d'età d'anni 36 circa di professione Oste nato, e domiciliato nella Parrocchia di Cabanne
[...] È comparso Domenico Cella figlio del fu Paolo, e della vivente Maria d'età d'anni 34 di professione Mulatiere, nato e domiciliato nella villa di Parazuolo Parrocchia di Cabanne
[...] È comparso Antonio Cella fu Andrea d'età d'anni 35 di professione Molinaio, nato e domiciliato alle Cabanne...
Nell'anno 1812...
È comparso Alessandro Cella fu Agostino d'età d'anni 39 di professione Mulatiere nato, e domiciliato alle Cabanne
[...] È comparso Antonio Cella fu Agostino d'età d'anni 48 di professione Mulatiere nato, e domiciliato nella Parrocchia di Cabanne...
Nell'anno 1813...
Sono comparsi Angelo Andrea ed Antonio fratelli Cella fu Gerolamo d'età d'anni 46 il primo e 36 il secondo ambi Mulattieri nati, e domiciliati nella Parrocchia di Cabanne
[...] È comparso Gerolamo Cella di Gerolamo d'età d'anni 32 circa di professione Mulatiere nato, e domiciliato nella Parrocchia di Cabanne...
Occorre tener presente che, quando ci si riferisce alla Parrocchia di Cabanne, si intende il circondario e quindi Parazzuolo, Ventarola, Mileto e dintorni.
Tenendo conto che l'analisi è stata fatta su alcuni documenti riguardanti denunce di nascita, matrimonio e morte delle Parrocchie di Priosa, principalmente, e di Cabanne, si evince che ai primi dell'ottocento Cabanne era ancora il centro dei mulattieri per eccellenza.
I mulattieri compaiono frequentemente fra i denuncianti, per ragioni di servizio, per loro era consueto far la spola fra Cabanne, zone limitrofe, e Santo Stefano d'Aveto. Quindi, per fare un piacere ai paesani, denunciavano anche le nascite o i morti.
Occorre tener presente che non sempre si poteva guadare il fiume Aveto, in specie nella stagione delle grandi piogge.
Dal libro dello Stato Civile si evince che la denuncia di morte di Andrea Badaracco fu Antonio, detto Castigo, di villa Salto, morto in età d'anni 76 il giorno 7 d'ottobre, è stata fatta il 13 ottobre del 1812 perché: "sudetta denoncia non l'hanno potuta fare prima d'ora a caggione dell'escrescenza de Torrenti, e la dirotta Pioggia Caduta".
Questo problema lo si evince anche da una richiesta, in allegato allo Statuto de Santo Stefano de vale de Aveto, giacente alla Biblioteca Berio in Genova, fatta dai reggenti della Comunità nel 1744 a Giovanni Andrea
Doria (trascrizione di Daniele Calcagno).
Eccellentissimo signore,
la censura del municipale Statuto di Santo Stefano sotto la rubrica Delle appellazioni prescrive soli tre giorni all'appellante per il ricorso a vostra eccellenza per la com[miss]ione della causa appellata. Fra un termine così breve massime d'inverno ed in [o]ccorrenza di altri tempi impropri a viaggiare o per qualche altre accidente che [l]e può impedire, riesce troppo malagevole l'havere un tal ricorso a vostra eccellenza e per[ciò] [li] presentanei reggenti di quella communità hanno stimato neccessario al pubblico e privato bene di supplicarne come fanno umilmente la suprema providenza di vostra eccellenza degnarsi prorogare suddetto termine per quell'altro maggior tempo che stimerà più proprio, il che sperano e profondamente se le inchinano.
Di vostra eccellenza umilissimi ed osservandissimi sudditi e servi.
Antonio Domenico Fogliazzi
Giuseppe Domenico Cella reggenti
Vincenzo Gerolamo Tassi
Giovanni Maria Tassi
Giovanni Andrea Doria risponde da Genova il giorno 8 luglio 1744:
Decreto: Attesa la ragionevolezza della precedente instanza, massime rispetto alla stagione d'inverno, in cui talvolta occorre che per l'abbondanza delle nevi e giacci da[i] sudditi della mentovata nostra giurisdizione di Santo Stefano, non si possa viaggiare per più giorni successivi almeno senza gravissimo incomodo ed anche pericolo estendiamo a giorni dieci il termine di giorni tre fissato dallo Statuto a dimandare li apostoli o sia ottenere la commessione dell'appellazione; ...
Giovanni Andrea IV Doria, era figlio di Andrea IV e Livia Centurione.
Ciò detto è doveroso domandarsi quali fossero i percorsi alternativi per i mulattieri.
Probabilmente, se era impedito l'attraversamento dell'Aveto a causa di una piena, giungendo a Cabanne da Val di Sturla attraverso il passo del Bozale, e la direzione era Rezzoaglio, forse si ripiegava risalendo al passo delle Rocche, quindi Villa Cella-Rezzoaglio, altrimenti si attendeva cheti, ospiti, in qualche casone o cascina al di là del fiume.
Se si giungeva a Cabanne dalla Val Trebbia direzione Val di Sturla, occorreva dirigersi, in sponda sinistra, verso Alpepiana ove nel 1789 il Principe Doria fece costruire il ponte, e ancor prima a sue spese manteneva una passerella, ma giunti in sponda opposta v'era il problema di attraversare il Gramizza, risalendo più a monte, il ponte di Cornaleto fu costruito solo nel 1825 (Cfr.: GIUSEPPE FONTANA, Rezzoaglio e Val d'Aveto(cenni storici ed episodi), Rapallo 1940, pagg. 93-94).
Senza contare che anche i rivi e gli affluenti erano comunque in piena. Quindi conveniva fermarsi in qualche stalla in attesa di tempi migliori. Alcuni mulattieri però, erano dotati di trampoli coi quali guadavano il fiume, appena la forza delle acque era scemata un poco, i muli invece, entravano direttamente in acqua, sotto le imprecazioni del mulattiere.
A proposito del dormire nelle stalle tipico dei mulattieri riportiamo un estratto, da un'abbozzo di lettera di Matteo Vinzoni inviata da Neirone il 18 Luglio 1738 al Signor Antonio Bottini:
In niuna incombenza mai mi sono ritrovato così imbarazzato come nella p[rese]nte à causa del uomo che con li muli carichi di tela è venuto meco in qualità di pratico, come mi assicurò all'Olmo meco il Sig[no]r Roletti, che poi hò ritrovato quanto ricolmo d'una buona volontà, altretanto privo di cogniz[io]ne non solo de nomi; e situaz[io]ne de luoghi, ma anche delle strade; di che da me riconvenuto, mi rispose ne ricevei in risposta chi lingua ha a Roma và ,onde p[er] due volte ebbi tentaz[io]ne di ritornarmene, [...] Quello che mi resta ancora in queste parti de Feudi del Principe Doria non riuscendomi di proseguire col medemo uomo sì per non averne minima cog[nizio]ne, come p[er] causa delle sue bestie [ho] licenziato valendomi di un uomo di questo luogo procurerò quanto più questo mi con la maggior spediz[ion]e di sbrigarmene, perché la premura dell'affare il richiede, il calore del sole e p[er]ché il Calore del sole, il dormire nelle stalle in la Paglia, sempre vestito, il cibarsi, e ricevere vivere, e ricevere un trattamento da mulatiere non fa alcun (troppo) piacere p[er] niun conto...
Come si può notare nella stesura originale del documento l'impulsivo Matteo avrebbe usato l'espressione "il cibarsi e ricevere un trattamento da mulatiere non fa alcun piacere per niun conto", edulcoranodola poi nella seconda stesura - Archivio di Stato di Genova - Fondo Vinzoni, Faldone 104/10 .
(Cfr.: SANDRO SBARBARO, Matteo Vinzoni Cartografo, Rezzoaglio, agosto 1999, pag. 9.
Cfr.: SANDRO SBARBARO, Matteo Vinzoni Cartografo e la Val d'Aveto, STORIA LOCALE Nuova Serie N° 4, Genova, settembre 2004, stampato in proprio, II.a edizione, pag. 9)
Sempre dal Vinzoni a proposito di muli e mulattieri apprendiamo che nel 1750:
" Non ho stimato ne meno di trasandare il far presente a V[ostre] E[ccellenze] che sia i tre primi giorni del mio viaggio per il stato del Sig[no]r P[re]n[ci]pe Doria incontrai tre condotte di muli carichi di sale, una di trenta, la seconda di 60. c[irc]a, e la terza di 42., quali interrogati da dove procedevano, mi risposero da Massa, e dimandati, che strada avevano fatta, mi replicarono da Massa all'Aulla, a Pontremoli, per li Guinadi à Borgovalditaro, indi per il Compianese à San Stefano feudo del P[re]n[ci]pe Doria - et ivi ad Ottone ed altri luoghi, di questo sale col mezzo de uomini con sachi in spalla armati d'armi bianche, e di fucile che se ne servono anche per sostegno del sacco se ne diffonde in molta quantità per il Bisagno, Polcevera, e le Tre Podestarie per quello che hò veduto, e stato infalibilm[en]te assicurato da Persone degne di fede e testimonii di fidata- assicuraz[ion]e, se così seg[ui]rà nel restante delle Riviere non è pervenuta ancora notizia". Archivio di Stato. Fondo Vinzoni, Faldone 109/35.
Cfr.: SANDRO SBARBARO,Matteo Vinzoni Cartografo, Rezzoaglio, Agosto1999, p.25.
Cfr., SANDRO SBARBARO,Matteo Vinzoni Cartografo e la Val d'Aveto, STORIA LOCALE Nuova Serie N° 4, Genova, Settembre 2004, Stampato in proprio, II.a Edizione, p.25.
Cfr.: "Dovendo schivare a levante il Bobbiese..."..passando per Ozzola. Il colonello Matteo Vinzoni, cartografo della Serenissima Repubblica di Genova, compie nel 1751 una ricognizione alla ricerca di una strada alternativa al bobbiese. A cura di ROBERTO GUARNIERI, Ottobre 1999, p.42.
Dal Fondo Vinzoni, Faldone109/35, estrapolando da una nota spese, stilata dal Matteo Vinzoni, fra le carte intitolate " 22. 7. bre- Itinerario della Strada da Genova à Milano inviata al Sig[no]r Sec[reta]rio Tatis unita al Tipo - et altra simile in tutto al S[igno]r Fran[ces]co M[ari]a Zoppi Sottoc[ancellier]e in S[an] Giorgio", apprendiamo che:
"[...] Vinzoni nella missione della strada da Genova à Milano-
à 22. Aprile 1751- Partito da Genova con un servitore, un vetturino, e due cavalcature- à Calzolo p[er] rinfresco al vett[uri]no, à cavalcature £.4.1, à Torriglia p[er] pranzo, in tutti, e p[er] le d[ett]e caval[catur]e £.5., alla sera p[er] cena, et alloggio à causa della dirotta pioggia £.5.10, alla mattina al staliere £.6.,
à 23. - À Montebruno p[er] pranzo, e cena, p[er]che p[er] la continuaz[ion]e della dirotta pioggia non fu possibile oltre passare £. 9.18.
à 24.- Ad Ottone p[er] pranzo £.4.18., alla sera al Cerignale £.5.18.
à 25.- Di nuovo ad Ottone per riconoscere la s[econ]da strada, pranzo e rinfresco alla mattina à Lozo £.6.2, nella sera ritornati p[er] la d[ett]a strada al Cerignale p[er] cena £. 5.14., al staliere £. 6.
à 26. - Alla salina, ove à causa delle dirotte pioggie cadute non ostante li replicati tentativi,e prove[non riuscì di passare] ne il Fiume Aveto, ne la Trebbia, onde convenne ritornare[a pernottare] al Cerignale per pranzo, e cena £. 10.14
p[er] li tre uomini venuti à passare il Fiume, e p[er] li d[ett]i tentativi, e prove fatte nell'acqua, che non riuscì, p[er] loro pagam[ent]o, e rinfresco portato p[er] d[ett]o effetto, compreso il sol[d]o à vett[urin]o £. 3.10.
À 27.- P[er] li d[ett]i tre uomini in tutto come sopra e rinfresco ad uno di essi servito p[er] guida sino ad Ozola L.3.10, per legna d'asciugarsi in d[ett]o luogo p[er] la pioggia solita e p[er] pranzo, cena et aloggio £ 11. 12."
Abbiamo integrato la prima stesura con una seconda, vedi parentesi quadre, per il giorno 27 proponiamo anche la seconda che è indicativa:
"à 27. P[er] li uomini venuti dal Cerignale à passare le Cavalc[atur]e, e poi gli uomini su le spalle nel F[ium]e Aveto, ed uno per guida sino ad Ozola £..., p[er] pranzo, e cena, che p[er] la grandiosa pioggia convenne fermarsi p[er] asciugare le vesti, £...".
Cfr.: "Dovendo schivare a levante il Bobbiese..."..passando per Ozzola. Il colonello Matteo Vinzoni, cartografo della Serenissima Repubblica di Genova, compie nel 1751 una ricognizione alla ricerca di una strada alternativa al bobbiese. A cura di ROBERTO GUARNIERI, Ottobre 1999, Stampato in proprio, pagg. 33-34.
Dal GUARNIERI,"Dovendo schivare a levante il Bobbiese...", op. cit., p.33, estrapoliamo un passo che ci pare indicativo: " Essere traghettatori a spalla era motivo d'orgoglio per le persone di Confiente, Cerignale, Sanguineto; vanto per il valore e la prestanza fisica e opportunità di guadagnare qualcosa. Bisognava essere robusti e abili nell'usare vari tipi e misure di 'sgarampi' (trampoli) secondo le condizioni del Trebbia e dell'Aveto. I viaggiatori, e pure le viaggiatrici, venivano issati 'a cavallina' sulle spalle e così si attraversava i fiumi, con qualche apprensione e brivido nella schiena per i preoccupati trasportandi. Uno degli ultimi traghettatori tra i più quotati che si ricordi, ancora attivo sino ai primi nostri anni cinquanta, è stato lo 'zio Milai' (Emilio Mozzi) di Confiente..."
La via di Cifalco aveva, dopo Orezzoli, un naturale sbocco a Cerignale, ove scendendo alla salina di Cerignale, alla confluenza fra Aveto e Trebbia, si proseguiva in sponda destra al Tebbia,guadando l'Aveto, in direzione Ozzola, Bobbio, o in sponda sinistra, guadando il Trebbia, direzione Corte Brugnatella(metri 765), Bobbio (metri 272). Da Cerignale(metri 694) si poteva giungere a Bobbio sulla variante Ponte Organasco (metri 457), ov'era il ponte, Montarsolo (metri 709), Corte Brugnatella (metri 765), Bobbio (metri 272). Il passo del GUARNIERI indica uno dei metodi usati dai mulattieri per guadare i fiumi in piena, ossia su i trampoli, attrezzi ora in disuso, un tempo assai in voga in Val d'Aveto e dintorni.
A proposito di mulattieri, dal GUARNIERI , che cita MAURO CASALE, Castrum Turrilie, ovvero l'unica vera storia del castello di Torriglia, Genova 1995, e GIOVANNI TOCCI, Le terre traverse. Poteri e territori nei ducati di Parma e Piacenza tra sei e settecento, Bologna 1985, apprendiamo che, op. cit., p.16: "[...] Era una questione commerciale non indifferente se, per esempio, si pensa che nel solo novembre del 1739, per il feudo di Torriglia, nodo cruciale, è stato calcolato che solamente per il commercio del sale vi transitarono ben 146 tonnellate con al giorno 9 o 10 carovane di circa 60 o 70 muli.O se si considera che la decisione presa nel 1706 dai Doria di far passare le carovane del sale da Chiavari a S[anto] Stefano d'Aveto anziché da Compiano privava quest'ultimi del transito di '75 milla pesi l'anno per anni sette' con quanto di dazio e di introito perso! Quelli di Compiano se ne lamentarono e studiarono come impedirlo coi mezzi leciti e meno legittimi, ma non vi riuscirono. (Il peso era uguale a 25 libbre e quindi a Kg. 8,200, cosicché all'anno erano 615.000 chili di sale di cui si perdeva il dazio).
L'anonimo fa riferimento al Passo, o Valico, di Fregarolo(metri 1200), nei cui pressi è la cappelletta-rifugio "dedicata a Nostra Signora delle Grazie, costruita nel 1894 e restaurata nel 1976",FULVIO TUVO, Itinerari dell'Appennino Ligure-Zona 5- Valli:Aveto, Fontanabuona, Sturla, Trebbia,Chiavari 1981, p.187. Sempre il TUVO "[...] il passo di Fregarolo[è] situato sulla displuviale fra le valli del torrente Sermigliasca, affluente del Trebbia e del rio Scabbiamara, tributario dell'Aveto. Il valico, che segna il confine fra i comuni di Fontanigorda e Rezzoaglio, è attraversato dalla strada provinciale n° 57, che collega Cabanne (metri 809) in val d'Aveto con Fontanigorda (metri 819) o Canale (metri 763)". Aggiungiamo che scendendo dal valico di Fregarolo si incontra il paese di Casoni di Vallescura, come anticamente era detto e a ragione dai valligiani,ora Casoni di Fontanigorda, dal quale si dipartono le diramazioni suddette.
Il toponimo Fregarolo deriva probabilmente da Feregarolum., ossia terreno ove sono le felci (fireccie le chiamano i valligiani, dal latino Felix- Felicis).
Infatti secondo EMILIO PODESTÀ, Mornese nella storia dell'Oltregiogo Genovese (tra il 1000 e il 1400), Genova 1983, pagg. 87-100,dal Registro del Castro e della Curia di Parodi, riprodotto nel Liber Jurium, si ricava che "I terreni (comunemente detti 'terra'), sono distinti con toponimi che si riferiscono soprattutto alla natura geologica o alla vegetazione:[...] felegariolas, feregarolum, fregarolis (dove vi sono felci)".
L'anonimo cita il Monte di Montalto.
Oggi è rimasto il toponimo ad una frazione di
Casoni di Fontanigorda,posta evidentemente sotto il monte omonimo, detta appunto Montaldo (metri 1000), ove nel 1838 fu ospitato il generale Alfonso Lamarmora.
Cfr.: GUIDO e CATERINA FERRETTI, Mondo Pastorale dell'Alta Val Trebbia, in "R nì d'Áigura", Il nido d'Aquila, gennaio 2001, pagg. 34-39.
Se fosse corretto l'etimo Montaldo, si potrebbe pensare ad un Mont'Aldeo, come l'omonimo del basso Piemonte, presso Tramontana e Castelletto d'Orba, il cui significato parrebbe Monte dell'Aldo o Aldio, ossia Monte del Servo. Aldio dall'alto tedesco ALD, vuol dire servo. Uomo quasi libero destinato alla coltivazione dei campi o ad altri servizi durante il dominio longobardico. Cfr.: Vocabolario Zingarelli, Milano1965, pag. 38.
Non scarterei del tutto l'ipotesi, considerato che da queste parti passavano gli antichi confini descritti nel "Preceptum Liutprandi" del 714 :"et inde serra quae nominatur Petra Scortecata / et exinde per fines Ansaldi et Rotaldi exiente in Monte Ebore / et conversante usque in Fontana Ventola / ponente caput ad decora paluda", tant'è che nel Diploma Frederici primi Imp. Caenobio San Petri in Celo Aureo del 1159 si nomina qual finaggio Costafinale: "[...] admontante fluvio Trebi ad Costam Finalem [...]".
Cfr.: MICHELE TOSI, in «Orandum, laborandum, legendum» nel segno di Colombano: da San Pietro in Ciel d'Oro alla pieve di Alpepiana, in "Archivum Bobiense..." ,op. cit., p.170.
L'etimo Montalto, parrebbe decadere, se si considera che detto monte, rispetto a quelli vicini, non è certo il più alto. Rileviamo un altro toponimo Monte Montaldo(metri 1132), fra la località Passo del Portello (metri 1032) e il monte Lavagnola (metri 1198), sito sempre presso il crinale, o spartiacque.
La frazione di Montaldo(metri 1000), probabilmente, era sull'antica strada che dal passo di Fregarolo (metri 1200 ) scendeva a Vallescura (metri 960), indi a Canale (metri 763).
Vallescura è citata in un Atto di matrimonio del 2 maggio 1671 riguardante Antonio Benazzi fu Giorgio di Vallis obscura (Vallescura), della Parocchia di San Pietro di Casanova, e Benedetta Biggio fu Bartolomeo della parrocchia di Priosa. Fra i testi il Magnifico Reverendo Giovanni Battista Mosconi, Rettore di Fascia. Dal Libro delle pubblicazioni di Matrimonio anni 1660... della Parrocchia di San Giovanni Battista della Priosa (d'Aveto).Don Giovanni Battista Moscone, fu Rettore di Fascia dal 1664 al 1668. Cfr.: Fascia. Un paese, una Chiesa, una Comunità, a cura di Senatore PAOLO EMILIO TAVIANI, Avvocato ELVIO VARNI, Don PIETRO CAZZULO, RITA BARBIERI. Comunità Montana Alta Val Trebbia. Genova, Luglio 1997, p.116.
L'anonimo cita il Monte della Nava,individuabile con l'attuale monte Laghicciolo (metri 1259). Secondo il Tuvo, Itinerari dell'Appennino Ligure-Zona 5- Valli:Aveto, Fontanabuona, Sturla, Trebbia, Chiavari 1981, p.188: "La montagna, piuttosto modesta e boscosa, si trova sulla displuviale Aveto-Trebbia e deve il nome alla presenza, poco ad Ovest del minuscolo lago della Nave. Il sentiero attraversa la spianata sulla cima del monte Laghicciolo e poi continua verso Ovest, scendendo ripidamente ad una sella a quota 1116. Si guadagna nuovamente quota per aggirare un dosso boscoso (metri 1224), in vista del pittoresco lago della Nave (metri 1182), esteso poco sotto, in una conca, sul crinale di displuvio, al limite fra i comuni di Rezzoaglio e Fontanigorda. Il lago, una volta assai più vasto, ha la forma ovale ed è profondo non più di un metro, lungo 60 metri e largo 32. La vecchia conca lacustre, non più occupata interamente dalle acque, ricorda, vista dall'alto, la carena di una nave, da cui il toponimo lago della Nave".
Vorremmo far rilevare che il toponimo corretto è Nava, così scrive l'anonimo, e non Nave, tant'è che i valligiani dicono u Lagu da Nà.
Indi in CELESTINO BRUSCO, Val Garibaldo, ovvero Delle origini del casato "Garibaldi", Genova 1985, p. 58: "L'etimo, da cui deriva il modulo «NE», è «NAVA», base preromana indicante prateria o vallone (SERENI EMILIO, Comunità rurali nell'Italia antica, Roma, Edizioni Rinascita, 1955,pagg.417 e 547). E chi può negare che Campo di Né non sia un vallone fra boschi e montagne? Il sostantivo latino "navis" non centra: è un etimo orecchiabile, fantasioso, fasullo. Per fenomeni morfologico-fonetici esso diventò Né".
Aggiungerei, per completare il discorso, che Navia, in latino vuol dire sì barca, ma anche tinozza, e come tinozza potrebbe apparire il lago detto della Nava. Cfr.: IL DIZIONARIO DELLA LINGUA LATINA, Le Monnier, Firenze 2000, pag. 779. Ricordiamo che il lago della Nava, in caso di siccità appare quasi completamente asciutto.
Presso il lago della Nava(metri 1182) è il Passo di Laghicciolo, antico passo posto fra Aveto e Trebbia verso cui si dirigeva un'antica strada veniente da Casanova di Rovegno (metri 870) e transitante per Fontanigorda (metri 819), Casoni (metri 885) ,Vallescura (metri 960), che scollinando in quel punto attraverso il percorso Scaglionata, Salto (metri 976), Priosa (metri 857) immetteva, in Alta Val d'Aveto, nel comprensorio della futura parrocchia di San Giovanni Battista di Priosa.
Detta strada,proseguiva poi per Gropparolo (metri 836), Parazzuolo (metri 819), Isoletta (metri 865), Ventarola (metri 847),e si dirigeva, oltrepassando la Casa bruciata,probabile antico luogo di controllo e pedaggio, al passo della Colletta (metri 921) per immettersi in Valle Sturla scendendo su Acero (metri 792), Porcile, oggi Belpiano (metri 484), Tigliolo (metri 290), Brizzolara (metri 310), Borzonasca (metri 160),Borgonuovo Ligure (metri 102), Carasco (metri 26).
Secondo FABRIZIO BENENTE, Porcile fu reimpiantato a Belpiano, a causa di una frana, mentre la tradizione corrente indica solo un cambiamento del poco simpatico nome.
Esisteva la variante Belpiano (metri 484), Recroso (metri 400), Levaggi (m .267), Dorbora (metri 245), Borzonasca (metri 160).
Da Ventarola (metri 847) il percorso, salendo per altra direttrice al Passo di Ventarola Sud (metri 1080),al quale giungeva la famosa mulattiera denominata "Via di Piacenza", scendeva in Val Fontanabuona sul tratto Piani dei Rastelli (metri 700), Croce d'Orero (metri 507), Incisa (metri 418), Orero (metri 380), Pianezza (metri 69),per poi dirigersi verso Monleone(metri 74), Cicagna (metri 87),indi Tribogna (metri 283), Passo di Spinarola, Testana, Recco (metri 5),o, superata Tribogna(metri 283), rimanendo in quota all'altezza di Cornua dirigersi per San Giacomo di Pozzuolo verso Nervi.
RENATO LAGOMARSINO in Antiche vie di comunicazione, in Il periodo Napoleonico in Fontanabuona I. La rivolta dei Vivamaria, Atti della giornata di Studio del 6 settembre 1997 nella ricorrenza del 2° centenario,Santa Margherita Ligure 2000, p.86, cita: [...] l'ingegnere francese Le Blottière nella Descrizione delle montagne appenniniche (1736) laddove afferma che "i mulattieri di Piacenza sono d'ordinario a caricare a Nervi, non essendovi luogo di mare più vicino a Piacenza di Nervi e non restando che due giorni e mezzo per andare da Nervi a Piacenza".
Dal Passo di Ventarola Sud giunti in Pianezza (metri 69) ci si poteva anche dirigere verso San Colombano Certenoli (metri 45),Carasco (metri 26), indi Chiavari (metri 3), o Lavagna (metri 5); oppure traversata L'agna (ossia l'acqua, come i Fontanini chiamano il fiume Lavagna), salire a Coreglia Ligure (metri 308), al Passo della Crocetta (metri 599), indi alla Madonna del Monte (o Montallegro), o a S. Maurizio di Monti, e da lì scendere a Rapallo (metri 2).
Da Ventarola (metri 847) giunti al Passo di Ventarola Nord (metri 985) si scendeva sulla direttrice Lorsica (metri 383), Figarolo (metri 343), Monleone(metri 74).
Altra variante di percorso poteva essere Ventarola(metri 847), passo di Monte Rondanara (metri 1048),il Collo (metri 673), Alvari (metri 457), Favale di Malvaro (metri 325), allora San Vincenzo del Favale, oppure Ventarola (metri 847), Passo di Monte Rondanara (metri 1041), la Cucca (metri 859), Lorsica(metri 383).
Dal Passo di Ventarola Sud si poteva altresì, giungere in Valle Sturla attraverso il Passo del Dente del Ramaceto (metri 1075),e la Val Cicana, scendendo su Cichero (metri 447) -oggi comune di San Colombano Certenoli-, e risalendo verso il monte Cucco (metri 1048) - ove giungeva un dì l'antica strada che da Carasco (metri 26) saliva alla Costa del Canale(metri 78)-, ci si immetteva in Valle Sturla, scendendo su Belpiano (metri 484), oppure proseguendo attraverso il Passo di Romaggi (metri 716)-valico fra la Val Fontanabuona e la Val Cicana, che immette a sua volta in Val di Sturla- scendere su Romaggi (metri 531) e San Colombano Certenoli(metri 45).
Da Priosa (metri 857) in Val d'Aveto si dipartiva la variante, Gropparolo (metri 836), Parazzuolo (metri 819), Gragnorosa (metri 826), Passo di Nostra Signora della Neve, o della Madonna della Neve, o della Forcella (metri 875), indi Reisasca (metri 623), Ghiare(metri 412)- Ghiare vuol dire Ghiaia-, Lago di Malanotte (metri 400), Borzonasca (metri 160).
Sulla località Ghiare(metri 412) convergeva anche il percorso, proveniente da Casoni di Fontanigorda (metri 885) in Val Trebbia che giunto al Passo di Fregarolo (metri 1200) scendeva in Val d'Aveto sulla direttrice Garba (metri 1006), Mileto (metri 817), Cabanne (metri 809), scollinava in Val Sturla al passo del Bozale (metri 965),indi scendeva alla Squazza (metri 720), ai Casali (metri 523), e alle Ghiare (metri 412).
Ai Casali (metri 523) era la casa-fortezza appartenuta ai Cagnoni, indi ai Della Cella. In seguito fu prigione dalla fine del '700 a tutto l'Ottocento, infatti ai Casali era una Sezione distaccata del Tribunale di Chiavari. Cfr.: ROSARIA ARENA, Borzonasca e Valle Sturla,Genova 1987, p.34.
Ciò denota l'importanza che dal 1500, aveva assunto il controllo della direttrice del Bozale, che sul percorso Borzonasca (metri 160), Carasco (metri 26), Chiavari (metri 3), metteva in comunicazione la Val d'Aveto con la cittadina rivierasca e il Levante.
Notiamo la presenza dei Cagnoni, importante famiglia di commercianti,d'olio e sapone, di Rapallo che frequentano la strada per Piacenza, i cui mulattieri alla fine del '500, al soldo di Bernardo e Pietro, vengono taglieggiati da componenti della parentela dei della Cella.
Cfr.: OSVALDO RAGGIO, Faide e Parentele. Lo stato genovese visto dalla Fontanabuona,Torino 1990, pagg. 145-146.
La strada di Piacenza, comunemente riconosciuta dagli storici, è quella del Passo della Ventarola, tant'è che lì avvengono gli assalti dei banditi stradaroli, su cui sin ora si è indagato.Cfr.: OSVALDO RAGGIO, Faide e Parentele. Lo stato genovese visto dalla Fontanabuona,Torino 1990. Cfr.: SANDRO SBARBARO, Storie di banniti et mercadanti tra le Valli dell'Aveto, della Trebbia e del Taro, in La montagna tosco-ligure-emiliana e le vie di commercio e pellegrinaggio: Borgo Val di Taro e i Fieschi, Atti del Convegno. Borgo Val di Taro, 6 giugno 1998 a cura di DANIELE CALCAGNO, Borgo Val di Taro 2002, pagg. 449-464. Occorre, però, tener conto che pressappoco nella stessa epoca era molto attiva anche la strada del Bozale, tant'è che i Cagnoni vi impiantano una Casa-torre lungo il percorso, e già all'epoca dei Fieschi si parla di un pedaggio riscosso a Cabanna, presumibilmente la Ca' Bana, ove si scoteva il banno o pedaggio, tant'è che Antonio Doria, alla foce del rio Bozale, costruirà il palazzotto, poi affittato ai della Cella, che lo rileveranno a fine ottocento. Il fatto che non si registrino quasi assalti dei banditi, al valico del Bozale,lo si può spiegare con l'estrema vicinanza a Cabanne. I banditi in genere legati alla famiglia della Cella, non si permettevano di importunare le carovane proprio su quel tratto.
La strada del Bozale, oltre mettere in comunicazione con Piacenza, sul percorso Cabanne (metri 809), Garba (metri 1006), passo Gifarco (metri 1264), Orezzoli (metri 994), Cerignale (metri 694),oppure Ottone (metri 492), Ponte Organasco (metri 457), poteva essere considerata una bretella per la Lombardia, con la prosecuzione del percorso da Ponte Organasco (metri 457),verso Pregola (metri 1005),Varzi (metri 409), Casteggio (metri 90), Pavia (metri 77), o attraverso il percorso Cabanne d'Aveto (metri 809), Garba (metri 1006),Passo di Fregarolo (metri 1200), Rondanina (metri 981), Cabanne di Carrega (metri 1367), Cabella (metri 510), Cantalupo Ligure (metri 395), San Sebastiano Curone (metri 342). Casteggio (metri 90),il Castel Giò citato da Matteo Vinzoni, Pavia (metri 77).
Nei pressi di Rondanina(metri 981) si poteva convergere tramite le varianti per Montebruno (metri 650) ov'era il ponte, o per Canale(metri 763), Ripa dei Guadi, oggi Due Ponti (metri 617), ov'era il guado.
A Montebruno si poteva giungere sulla direttrice Passo di Fregarolo (metri 1200), Passo di Rocca di Gallo, o della Rocca (metri 1246), bivio alle falde del M. Posasso (metri 1158), ove si raccordavano le piste provenienti da Codorso (metri 977), e da Costa Finale (metri 1108), Barbagelata (metri 1115),indi scendere sulla direttrice dei Tartogni (metri 980),a Montebruno (metri 650).
A Canale si poteva giungere anche tramite il percorso,Parazzuolo (metri 819), Priosa (metri 857), Ghierto (metri 1093), Rocca di Gallo o Passo della Rocca (metri 1246), Borzine (metri 854), oppure con la variante, Passo di Fregarolo (metri 1200), Vallescura (metri 960).
Ai Riè de guè secondo i valligiani, o, alla Ripa dei Guadi si poteva anche prendere la variante Cassingheno (metri 900), Fascia (metri 1115), Cabanne di Carrega (metri 1367).
La Ripa dei Guadi è citata da Matteo Vinzoni in "Rotta della Strada da Genova à Milano passando p[er] la Scoffera con le sue Stazioni, ed altresì quella della strada da Genova à Milano per la Bochetta, consegnata al M[agnifi]co Sindico di San Giorgio, li 18. D[icem]bre 1750- [...] osia una pessima salita d'un tiro di spingardo d[ett]a la Riva alta de Guadi quale per renderla carratiera e comoda compreso il d[ett]o Ponte £.1.100...". Archivio di Stato di Genova, FondoVinzoni, Faldone109/35.
Presso Rondanina è il paesino di Baestre, o Balestre,(metri 1116), sul quale faceva perno l'antica strada bandita detta appunto delle Balestre. Dal Sig. Mangini, di Balestre, il 30/6/2001 ho raccolto la notizia che a Rondanina la Repubblica di Genova, avesse confinato dei prigionieri pisani, fra i quali, pare, il conte Mannini, abile nel fabbricar balestre. Al Mannini per ragioni di sicurezza venne cambiato il cognome in Mangini e sino all'avvento della polvere da sparo, si dice che nel luogo di Balestre, venissero fabbricati detti strumenti di morte.
Secondo il Sig. Giuseppe Costa, a Balestre giungeva gente da Suzzi (metri 1001) e Bogli (metri 1101) che andavano alla "Madonna degli otto" a Montebruno. Dormivano nel convento e il 9 mattina tornavano a Balestre(metri 1116), prendendo la direzione Caprile (metri 1038), Casa del Romano (metri 1389), Antola,e tornavano a casa.
Da Bogli, si può raggiungere la mulattiera per il Passo di Capanne di Carrega (metri 1367), e attraverso il Passo di Cosola (metri 1500) e il Passo del Giovà(metri 1368), entrare in Provincia di Pavia.
Da Balestre si scendeva verso la località Giardino, e indi si proseguiva per Fontanarossa (metri 938), oppure si scendeva ai Frinti, il lago del Brugneto ancor non esisteva, e tenendosi a destra si risaliva verso Garaventa(metri 855), indi passando presso Donetta (metri 993) si scendeva a Torriglia(metri 769). Da Bargagli in tempo di guerra in 5/6 ore si giungeva presso Balestre, indi si proseguiva per Piacenza.
Al passo del Bozale s'innestava il percorso proveniente da Villa Cella e dal passo delle Rocche, o di Bisinella. Attraverso il passo delle Rocche (metri 1105), un tempo percorso a sé stante, si scendeva in Val di Sturla sulla direttrice: Case Prorè (metri 695), Temossi (metri 599), Gazzolo (metri 608),Caregli (metri 504), Borzonasca (metri 160). Cfr.: GIUSEPPE FONTANA, Rezzoaglio e Val d'Aveto(cenni storici ed episodi), Rapallo 1940,pag.89.
In GIORGIO FIORI,I Malaspina. Castelli e feudi nell'Oltrepò piacentino, pavese, tortonese, Piacenza 1995, pagg. 275-277, nel Documento II,
Divisione tra Obizzo e Corrado, Marchesi Malaspina, delle terre e beni ad essi in comune appartenenti in Lombardia, e degli annessi diritti (1221, 12 Aprile), è citato:
[...] et Valle Avvanti a Tomarlo infra. et inde ascendendo per summitates montium usque in monte Rodundo. et usque in Businello et in Ventarola..."
Ossia " [...] e la Val d'Aveto a partire dai piedi del Tomarlo e quindi ascendendo per la sommità dei monti fino al monte Rotondo, e fino in Bisinella, e in Ventarola..." .
Il monte Rotondo potrebbe essere il monte Aiona. Se si fa riferimento al vecchio toponimo citato pure da Matteo Vinzoni di Lariona, si potrebbe pensare a un monte Larionda, ma è ipotesi da verificare.
Dal passo di Bisinella, o delle Rocche,passavano le carovane dirette a Villa Cella ai tempi del monastero, fondato nel 1103, divenuto poi abbazia, e ancora vi passavano file di muli fino ai primi anni del 1940.
Da Priosa d'Aveto (metri 857) si poteva giungere in Fontanabuona, altresì, attraverso il percorso Brugnoni (metri 847),Noci, Calzagatta (metri 858), Sbarbari (metri 860), Passo di Arena (metri 975), Arena di sotto(metri 701), Favale di Malvaro (metri 325), Monleone (metri 74).
Altra variante poteva essere Sbarbari (metri 860), passo dei Pozzarelli (metri 1000), Casone Lungo (metri 775), Alvari (metri 457) - detto Gh'ari dagli Avetani e Gl'ari dai Fontanini, ossia Alveari e non Alvari, paese d'origine dei Giannini il cui figlio Amedeo Peter fu il fondatore della "Bank of America",Favale di Malvaro (metri 325).
Su detta variante si innestava l'antica strada veniente da Montebruno (metri 665) in Val Trebbia, direttrice, Tartogni (metri 980), pendici Nord del Monte Posasso (metri 1115), Codorso di Val d'Aveto (metri 977), Passo dei Pozzarelli (metri 1000).
Questa direttrice era intersecata presso il Monte Posasso(metri 1236) dalla direttrice Lago della Nava (metri 1182), Passo di Cardenosa (metri 1180), Barbagelata(metri 1115), facente parte della macro direttrice Barbagelata (metri 1115)-Ottone (metri 492).
Al Passo di Cardenosa (metri 1180) arrivava la pista che da Calzagatta (metri 858), passando per Cardenosa di sotto (metri 990), o Ca' da Basso, giungeva a Cardenosa (metri 1104) in Val d'Aveto e poi scendeva ai Tartogni (metri 980) in Val Trebbia.
Estratto da: Paolo Revelli, Cristoforo Colombo e la Scuola Cartografica Genovese
Genova 1937, XV E. F., tav. 78
Altra variante era Sbarbari (metri 860), Casa bruciata (metri 907),Passo di Volta (metri 972), Castello (metri 427), Favale di Malvaro (metri 325).
Presso la Casa bruciata antico confine fra la Podesteria di Neirone Roccatagliata, il Capitaneato di Rapallo e il Marchesato di Santo Stefano d'Aveto, fu inviato, nel 1725, MATTEO VINZONI per derimere l'annosa questione dei confini fra il genovesato, ossia il Capitaneato di Rapallo e il Marchesato di Santo Stefano d'Aveto, vertenza che perdurava dal 1550.
Estrapolando da Riflessioni fatte sopra le sentenze de giudici arbitri per le controversie di Fontanabona, Cap[itanea]to di Rapallo e San Stefano dell'Ecc[ellentissi]mo P[re]n[ci]pe Doria fatte dal Cap[ita]no Ing[egner]e Vinzoni - Lo anno 1725. di D[icem]bre, rileviamo:
"[...] Non ostante l'ultima parte di d[ett]a sentenza pretendono in oggi li Uomini di S[an] Stefano, anche con atti Possessorii, inoltrarsi il loro Confine con la medema regola dell'acqua pendente oltre la Ventarola sino ad un preteso termine che resta dirimpetto ad una Casa abrugiata alla riva del canale chiamato d'Acqua pendente in distanza di palmi 160 c[irc]a dall'unione del sod[dett]o Canale all'altro dell'Agrofoglio, da qual unione prende il nome il fiume Auto, e dove termina la rispettiva giurisd[izio]ne di Fontanabona, Neirone e Roccatagliata..."
Cfr.: SANDRO SBARBARO,Matteo Vinzoni Cartografo, Rezzoaglio, Agosto 1999, p.16
Cfr.: SANDRO SBARBARO,Matteo Vinzoni Cartografo e la Val d'Aveto, STORIA LOCALE Nuova Serie N° 4, Genova, Settembre 2004, Stampato in proprio, II.a Edizione, p.16.
Presso la Casa Bruciata si dipartivano tre piste per Barbagelata, così relazionarono i miei zii Italo e Irma Sbarbaro, ossia quella della Costa della Paglia e quella di Costa Spirella, chiamate in dialetto 'scùrtun', o scorciatoie, da effettuarsi a pedone, e poco oltre la famosa Montata (di Barbagelata), vera e propria strada che affrontavano le carovane di muli.
Da villa Sbarbari (metri 864), si dipartiva, altresì una pista per Barbagelata che toccava il paese di Codorso (metri 977), la frazione di Ca' de là di Codorso, nominata in seguito Ca' degli Alessandri (metri 966), la bocchetta presso il monte Pietrabianca (metri 1198), indi Barbagelata (metri 1115).
Il Passo della Volta, o di Volta era così detto perché i muli carichi facevano una volta, anziché affrontare una ripida salita, è posto fra le valli dell'Aveto e della Fontanabuona
Al Passo della Volta si innestava la direttrice Montebruno (metri 665), Cascinetta (metri 914), Costafinale (metri 1108), Barbagelata (metri 1115), Passo della Volta o di Volta (metri 972).
Altra variante era Sbarbari (metri 860), Casa bruciata (metri 907), Prato Lungo (metri 1000), ove nasce l'Aveto, come attestano i Valligiani, Passo d'Acquapendente(metri 1112), posto fra le valli dell'Aveto e Fontanabuona, sul quale si innestava la mulattiera che da Cicagna (metri 87) direzione Cornia (metri 296), Albareto di sotto (metri 685), Albareto di Sopra (metri 775),Pian di Struvega (metri 800), giungeva a Barbagelata (metri 1115),attraverso il Passo del Gabba (metri 1109).
Ai Piani di Struvega (metri 800), ai quali si può giungere anche tramite la direttrice Castagnello (metri 195), Monteghirfo (metri 446), giungeva la direttrice Monleone (metri 74), Balano(metri 378), Verzi (metri 405), Co' de Verzi (metri 516), Passo della Banchella (metri 642), confine fra i comuni di Lorsica e Moconesi, Pian di Struvega (metri 800).
Il Passo del Gabba posto al confine fra i comuni di Neirone e Favale di Malvaro, separa la Val Fontanabuona dalla Val d'Aveto.
Vi convergevano le strade provenienti da Neirone(metri 382), direzione: casa Faggio Rotondo (metri 883),Passo di Pietra Cavallina (metri 1030), o Rocca Cavallina, e da Roccatagliata (metri 605), direzione: Corsiglie (metri 551), Cogno di sotto (metri 858), case Feia(metri 875).
Oltrepassato il Passo del Gabba (metri 1109), poco prima di giungere a Barbagelata, è il Passo di Barbagelata (metri 1115), valico posto sullo spartiacque fra Aveto e Trebbia, punto di confine fra i comuni di Neirone, Lorsica e Favale di Malvaro, ove si innesta la direttrice Ottone- Barbagelata che prosegue verso Genova sul percorso, utilizzato dalle genti d'Aveto e Trebbia, pendici di Monte Larnaia, Giassina (metri 925), Passo del Portello (metri 1092), pendici del monte Lavagnola, colla di Rossi (metri 846), Scoffera (metri 674), Davagna (metri 516), Prato, Genova. Cfr.: FULVIO TUVO, Itinerari dell'Appennino Ligure-Zona 5- Valli:Aveto, Fontanabuona, Sturla, Trebbia, Chiavari 1981,al quale abbiamo fatto riferimento per stendere questo breve riassunto di itinerari.
Ricordiamo, per inciso, che presso il Lago della Nava, o Nave, venne assassinato nel 1607, probabilmente da Pietrino Pastorino con l'ausilio di Giacomo Ferretto e altri, il mercante Vincenzo Marrè fu Cesare di Borzonasca di ritorno dalla fiera di Bergamo, dopo esser stato a Ottone ed aver dormito a Casanova, " giacchè le vestigie del suo corpo si sono ritrovate nel monte di Fregarolo, preso in un luogo detto la Nave, territorio e giurisditione del Ecc[ellentissi]mo Sig[n]or Prencipe Doria". Cfr.: FRANCESCO MARIA FERRETTI, Ferretti. Origine e diffusione di un cognome nell'Italia centro-settentrionale, Genova 1994, p.37.
Cfr.: GUIDO FERRETTI, L'assassinio di Vincenzo Marrè di Borzonasca,in "Raccolta di notizie storiche", opera in attesa di stampa.
Ala di Gallo è individuabile con il comprensorio montuoso che si diparte dal Passo della
Rocca (metri 1243), presso il monte Collere e scende in Val Trebbia, fra Vallescura e le Borzine. Secondo il TUVO, Itinerari dell'Appennino Ligure-Zona 5- Valli:Aveto, Fontanabuona, Sturla, Trebbia, Chiavari 1981, p.188, dal lago della Nave: " Il sentiero riprende a salire su una larga spalla prativa e tocca quasi subito il piede Sud della quota 1270. Da questo punto, sino alla quota 1226, presso il monte Pietrabianca, il segnavia segue il confine fra i comuni di Rezzoaglio e Montebruno, sempre sulla displuviale appenninica. Contornata la quota 1270, il viottolo scende subito al passo della Rocca (metri 1243) o Collere, che deriva il suo nome da uno spuntone roccioso sul crinale Il valico è situato sullo spartiacque fra le valli del fosso delle Volpaie (tributario del Trebbia) e del rio del Salto (affluente dell'Aveto) ed è posto interamente nel territorio comunale di Rezzoaglio; il passo è varcato dalla mulattiera che unisce Priosa (metri 857), frazione di Rezzoaglio, a Montebruno (metri 655) in valle Trebbia."
Rileviamo che il Passo della Rocca dai valligiani d'Aveto era detto Rocca di Gallo.
Ara di Gallo risulta in un elenco di strade bandite o proibite, all'inizio del '600,fra le quali risultano pure quelle di Cardenosa. Fregarolo e Costa di Montebruno. Cfr.: MAURO CASALE, Castrum Turrilie, ovvero l'unica vera storia del castello di Torriglia. Genova 1995, p. 85.
La strada di Cardenosa è individuabile forse con quella detta Fossa. Per Fossa si intende il comprensorio dell'Alta Val d'Aveto che circondava l'antico lago di Cabanne, ossia quello delle parrocchie di Cabanne e Priosa.
Riproduciamo un estratto da Gride e processi giacenti all'Archivio Doria Pamphilj di Roma, scaf[fale] 71.52, rintracciate da CRISTINA ALTAMORE e BARBARA MONTARSOLO.
Dal Capitolo "Sommario di notizie, e scritture per quel che concerne il passo di Montebruno, Canale, e Fontanigorda" , estrapoliamo:
" In altra [grida] de 13 Luglio 1598 à fine , che fosse difraudato il pedagio di Torriglia fù proibita la strada delle Balestre, per cui molti passando, non passavano poi à Torriglia-
Con Grida pubblicata in Torriglia, Propata, e Montebruno li 4 Dicembre
L'anno 1606 fù vietata la strada, che passa giù in fondo di Rusca ne i fiumi Brigneto, e Trebbia, e và sopra la Costa appresso una Cassina fabricata da Giberto Casazza, p[er] la quale strada caminavano diversi Mulatieri, e Mercanti senza pagare in alcun Luogo il dovuto pedagio alla Camera.
In altra de 22. Agosto pubblicata li 28. detto dell'anno 1615. fù proibito passare p[er] le strade traverse particolarmente per le strade di Ala di gallo, Balestre, e Fossa.
In altra de 25 Aprile 1644 si legge espressam[en]te vietata la strada di Montebruno -
Si trova notato essere seguita altra grida consimile de 10, Luglio 1645.
In altra de 24. Novembre 1650. de 24. Aprile 1652. de 22. Febbraio 1653, e del primo Maggio 1655. Vien concesso il tenere la solita strada Maestra, che di Val di Trebbia và in Barbargelata senza pregiudicio del Dazio."
Segue Capitolo detto "Atti curiali seguiti per occasione del passo di Montebruno, Canale, e Fontanigorda, e circa la pretesa immunità de Luoghi di là da Brigneto", estrapolando:
"L'anno 1594. 21., e 22 Agosto-
Furono ad instanza del daziere di Torriglia dichiarate cadute in commesso due bestie carriche di farina di Bernardino da Zavatarello, et altra carica come sopra di Opellano Casazza, le quali erano state prese sopra la giara di Brigneto Giurisdizione di Torriglia sotto le Case di Rusca, e venivano condotte verso il Genovese da detti Bernardino, et Opellano senza pagare il pedaggio di Torriglia-
L'anno 1609. 23. Marzo-
Il Pedagiere di Torriglia denunciò diversi huomini di Montebruno, e Canale, che avessero condotte fuori della Giurisdizione le pecore forastiere, che avevano preso à friccio in Genovese senza avere denunciato, pagato il solito dazio...
L'anno 1617. li 19 Giugno
Fù fatto processo contro diversi di Montebruno, che avevano condotto bestie forastiere senza pagare il dazio, e furono condannati alla forma delle Gride, subbirono, e pagarono la pena.
Vi è lettera di Pietro Serra, in cui dice, che chi aveva pagato il Dazio di S[anto] Stefano [d'Aveto] ,non deve pagarlo à Torriglia, nec è contra, e che non deve ammettersi che chi passa à Neirone sia franco dalla Giurisdiz[io]ne di S[ua] E[ccellenza], perché li Padroni sono diversi.
1629. 8. Settembre
Fù fatta apprensione in Montebruno di un somaro carico di sale, perche non avesse pagato il Dazio, e fù rilasciato con sigortà. Et à 3. Novembre furono invenzionati quattro altri sommari carrichi di sale-
1631. 21. Gennaro
Furono apprese diverse bestie cariche di vetovaglie di diverse persone, che venivano dalla Valle di Trebbia, et andavano verso le Cabanne di Val d'Aveto, vennero rilasciate sotto sigortà, e fù trasmessa citazione à sentenza, la quale alla copia degli atti non appare, che sia seguita-
1631. 12. Marzo
Seguì altra apprensione in detta villa di Fontanigorda di diverse mule cariche, che andavano verso Casanova, fraudando il dazio di Torriglia, e fu fatto precetto al Depositario, à cui furono consignate.
Segue Capitolo intitolato " Sommario del processo seguito trà il Daziere di Torriglia, e gli uomini di Val di Trebbia per occasione del Dazio circa il passo di Montebruno", estrapolando:
1639
Ricorse il Daziere Nicolò Guano à S[ua] E[ccellenza] rappresentandole le fraudi, che venivano apportate al dazio, mentre p[er] la commodità de Mulatieri, che andavano da Bobbio sul Genovese per la strada di Montebruno, non se ne cavava un soldo, non mettendo à conto al daziere di tenere à Montebruno Postiero, e poiché la spesa sarebbe stata Maggiore dell'utile; supplicò, che li Mulatieri, quali passavano per detta strada, si dovessero accordare con esso lui, e che non facendolo, ordinasse S[ua] E[ccellenza] al Commissario di Ott[on]e che dovesse accettare le accuse, e fargli ragione sommaria,Instò anche acciò li Commissarii di Ottone, e Carrega dovessero scodere le accuse per le pecore, che passavano per la Giurisdiz[ion]e di Torriglia, tenedo le strade de Monti, giacchè egli non poteva da pertutto tenere huomini à posta, soggiongendo, che non ricercava cosa nova, poiché le strade, che schivano il Borgo di Torriglia erano ab antiquo sempre state bandite, cioè quelle di Lavagnola, Barbagelata, La Gallina, e le Ballestre, ancorche da molti anni non rinnovate le Gride -
1639
[...] Comparvero ancora più Persone delle Ville e delli Communi di Cerignale, e Cariseto, le quali opposero, che il Daziero di Torriglia non poteva accusarli, né pretendere Dazio alcuno, né da mulatieri, ne da pecorari per essersi sempre usato, che quelli, i quali vanno p[er] la strada di Barbagelata passando per Montebruno tanto con Mule, come con pecore, non sono tenuti pagare, à Torriglia [il] Dazio, pagando à Neirone, come lo pagano, e questo p[er] essere anticamente Torrig[li]a e Neirone una sola Podestaria, et un solo Dazio-
Altri pure comparvero, quali dissero di avere denonciato il Dazio di Torriglia, et altri spiegando d'avere condotte le pecore da Neirone, p[er] Montebruno, fecero l'istessa opposizione di quelle di Cerignale, e di Cariseto, e fu replicata da altri di Rovegno, e di Pietra Nera-
A' 13 Luglio
Giovanni Connio q[uondam] Batt[ist]a, Giovannettino Gerbo q[uondam] Meneghino ambi Consiglieri di Rovegno, e Geronimo Casazza q[uondam] Pantalino altro Consigliere di Casanova à nome anche de Testanti Consiglieri della Giurisd[izion]e di Ottone produssero scritt[ur]a, che conteneva trè Capitoli, oltre il solito di fama pubblica, sotto la quale fù ordinato, si citasse la parte, e poi immediatamente senza citaz[ion]e à parte furono esaminate sei Persone,
[...] l Caramella e Merello di Neirone deposero, che la Podestaria di Torriglia, e Neirone erano anticamente tutte di un Sig[no]re che non si pagava che un Dazio in tutti questi Luoghi,...
[...] Quello che dicono questi testimoni non sussiste. Prima perché sebbene Torriglia, e Roccatagliata erano sottoposte alli Conti Fieschi ad ogni modo nell'Investiture loro si leggono distintamente nominate. Secondo p[er]che la pratica è di far pagare il Dazio di Torriglia a quelli, che hanno pagato il Dazio à Neirone, così ha detto il Daziere Chigorno, e l'Att[ua]rio Guano ha veduto così praticare in occasione, che quelli della Giurisdizione di S[anto] Stefano passando p[er] Barbagelata vengono alle fiere di Torriglia- Si fa anche nota, come, p[er] quanto dice il Daziere Chigorno, quelli di Carrega sebbene non pagano à Torriglia, ad ogni modo passando p[er] Torriglia p[er] andare à Neirone, pagano colà il Dazio-
1639. 23. Agosto
Il Daziero Niccolò Guano rappresentò con sua lett[er]a all'Ecc[ellentissi]ma Sig[no]ra Principessa D[onn]a Costanza Doria del Carretto li disordini, che venivano causati al Dazio, perché prima si solevano fare à Torriglia Mercati due la settimana, dove tutti li viandanti si Paesani, come foras[tie]ri conducevano à vendere le mercanzie, e tutti venivano à dirittura, e pagavano, e non vi era altro, che dire, mà da 25 à 30 anni in qua si era introdotto un mercato à Molione luogo della Repubblica più commodo a Mulatieri della Valle di Trebbia, e del Genovese, che avendo ciò presentito i S[igno]ri Principi vi avevano rimediato con loro gride, quali mandò à d[ett]a Sig[no]ra Principessa, la quale à 25 detto fece decreto, che vi si legge à piedi.
1646 .5. Giugno
Super 2° Cap[itul]o
Io non so altro, eccetto, che hò sempre udito dire che il Luogo di Montebruno, et altre Ville Vicine ad esso, col loro territorio erano altre volte de S[igno]ri Marchesi Porri ,dove mai vi è stato imposto, ne esatto dazio di sorte alcuna sopra alcuna sorte di mercanzia, ò bestiami tanto terriere, come forastiere, il che ancora ora vi opera, come hò veduto in detti luoghi, e p[er] ciò gl'abitatori di essi, passando in val di Trebbia, Val di Staffora, e Val di Cisora (Sisola) con mercanzie sono franchi di Dazii in detti Luoghi, come resta franco detto Luogo di Montebruno, non ostante che sia sottoposto alla Podestaria di Torriglia, et hoc est-
[...] All' Inte[errogat]o 98
R[espondi]t. Bisogna anche che quelli, che vanno alla Villa di Montebruno, bisogna passino p[er] il Territorio di Canale, particolarmente le bestie da Vettura per la strada pubblica , ove si dice alla Ripa de Guadi-
All Interr[ogat]o 99
Il Territorio di Canale è sottoposto alla Podestaria di Torriglia-
L'anno 1647. li 18. Novembre
Il Daziere di Torriglia accusa tutti gl'huomini, e Donne di Fontanigorda,Canale, e Casoni, poiché da dieci anni non le avessero pagato il Dazio, ò sia il Peaggio delle bestie forastiere, e furono loro date le difese per pubblica grida-
1696. 9 . Marzo
Furono dalli Birri di Torriglia invenzionate alcune bestie carriche di oglio di Carlo, et Orlando Chiapparoli di Mont'Azolo, di Giuseppe Gattone di Zavatarello, e di Giuseppe Nobile di Oneto nella Villa di Fontanigorda, che avevano fatta la Strada bandita di Fregarolo, e stante poi decreto di S[ua] E[ccelenza] col pagamento, che fecero di £ 100 alla forma del Medemo, vennero loro rilasciate."
Cfr.: Cristina Altamore - Barbara Montarsolo, I manufatti di un antico sistema stradale in alta Val Trebbia: il Santuario, il ponte e il borgo di Montebruno. Montebruno un nodo stradale dell'appennino Ligure e il suo ponte. Il Santuario di N[ostra] S[ignora] di Montebruno e la "torretta" all'interno del borgo, tesi di laurea, Università degli Studi di Genova, Facoltà di Architettura, relatore Tiziano Mannoni, a. a. 1996-1997.
Cfr.: Giovanni Ferrero, Il villaggio abbandonato di Rusca: dall'ospedale alla fondazione del convento Agostiniano di Nostra Signora di Montebruno, in La montagna tosco-ligure-emiliana e le vie di commercio e pellegrinaggio: Borgo Val di Taro e i Fieschi, Atti del convegno (Borgo Val di Taro, 6 giugno 1998), a cura di Daniele Calcagno, Borgo Val di Taro 2002, p.204;
Dal ché si evince, che Santo Stefano d'Aveto e Torriglia, assai decentrate rispetto a certi percorsi frequentati dai mulattieri, erano bellamente aggirate, con le strade traverse, che facevano risparmiare tempo e denaro. L'unica arma in possesso dei feudatari erano le Gride di manzoniana memoria,e sappiamo quale effetto avevano...
La chiesa di Santa Giustina di Canale è assai antica Giovanni Ferrero-Bruno Franceschi, in Ecclesia S. Justinae Loci Canalis, Genova 1998, pagg. 10-11, citano:
Mons. Clelio Goggi autore della "Storia dei comuni e delle parrocchie di Tortona" cui
Torriglia e Canale appartenevano, riporta questa testimonianza che costituisce l'atto di
nascita ufficiale di Canale nella storia:... "Nel 1345 Simonino, Rettore di Santa Maria di
Montebruno e di Santa Giustina di Canale, prendeva possesso di un canonicato in Rivarolo"...
Nel libro "Parrocchie già esistenti od erette nel XVI secolo, distribuite in Vicarie, come
dal Sinodo Gambara 1595, coll'indicazione della Sovranità Civile e del Feudo da cui
dipendevano", al capitolo "Parrocchie erette nel 1600 e 1700 sino alla sopressione della Diocesi
(di Tortona)", pag. 98, si evince "Parrocchia già esistente od eretta"- Canale, "Anno
dell'Erezione" - 1641-, "Parrocchia da cui fu smembrata" - Casanova,"Sovrano Civile"-Impero,
"Feudatario"- Marchese Malaspina.
Ricordiamo che Fontanigorda, nella relazione dell'anonimo considerato paese di riferimento,
divenne parrocchia, smembrandosi da Casanova solo nel 1798, "Sovrano Civile"- Impero,
"Feudatario"- Principe Doria.
Il toponimo Canale deriva dal latino Canalis, che vuol dire Canale, Fosso, ma anche Passaggio, Strettoia. Cfr.: IL DIZIONARIO DELLA LINGUA LATINA, Le Monnier, Firenze 2000, pag. 149.Ricordiamo che, un tempo, Canale era su un'importante strada di transito.
Questo fossato o torrente, il cui nome significa grossa Crosa, si può supporre sia un affluente di destra del Sermigliasca, forse l'attuale Rio Alberelle.
Cimigliasca è il torrente Sermigliasca che nasce sopra Casoni di Vallescura, come si appellava un tempo Casoni di Fontanigorda. Il toponimo potrebbe derivare, un po' azzardando, da Cimeliarches, ossia Tesoriere di una chiesa. Cfr.: IL DIZIONARIO DELLA LINGUA LATINA, Le Monnier, Firenze 2000, pag. 175
Il passo è una misura lineare, presa dall'estensione dei piedi camminando; i Romani distinguevano in passo semplice,lunghezza di due piedi e mezzo, e geometrico di 5 piedi, così il miglio risultava di 5 mila piedi. Il miglio romano era di metri 1.488, il veneziano mt.1,737, il napoletano mt.1.851. Cfr.: Vocabolario Zingarelli, Milano1965, pag. 1141.
Il piede antico era in genere un quinto del passo ossia metri 0,296. La scala di misurazione che si trova sulle carte è: in palmi, o cannelle, se genovesi, trabucchi se parmensi, o piacentine, o piemontesi. La cannella, misura lineare genovese, corrispondeva a cm 297,7 divisa in 12 palmi di cm 24,808. Per ciò che riguarda il trabucco, si sa da una relazione fatta nel 1695 dal colonello ingegnere del duca di Savoia Guibert, che le misure venivano prese, per non dastar sospetto "a passi andanti", tradotti in trabucchi "a ragione di quatro passi per trabuco".
Nel 1758 al confine fra Vallebona e Seborga all'ingegnere Francesco Bertola d'Exilles, che sta rilevando segretamente i confini vengono sequestrate "... due o tre canne longhe palmi dodeci circa e un tavolino triangolare con tela incerata al di sopra...".
Cfr.:MASSIMO QUAINI, Dalla cartografia del potere al potere della cartografia,Il punto di vista della Repubblica di Genova: un precoce riconoscimento del potere della cartografia di Stato, in Carte e cartografi in Liguria, a cura di Massimo Quaini, Genova 1986, pagg. 27-28.
Da quello che si è su esposto si può ritenere che 50 passi geometrici, calcolando un passo geometrico circa mt.1,5, erano pressapoco 75 metri lineari.
Il Masere, torrente affluente del Sermigliasca, non è indicato in nessuna carta. Certo è che il nome Masere deriva dal latino Maceria- maceries, che significa muro, o muri, di mattoni o pietre, utilizzati come recinzione di giardini e orti. Cfr.: IL DIZIONARIO DELLA LINGUA LATINA, Le Monnier, Firenze 2000, pag. 713. I vecchi d'Aveto lo pronunciano Mascere, al singolare Mascera. Nella grafia dei notari lo si trova scritto nelle forme: Masere, Macere,Maceria.
Generalmente, in Aveto, le Mascere, sono muri a secco, con pietre accatastate ad arte che un dì delimitavano la strada romea, poi comunale, o almeno una strada di rilevante importanza per i traffici ed i commerci; la mascera era altresì utilizzata per sorreggere le fasce, inoltre da argine dei fiumi. Alcune delle pietre impiegate provenivano dalla bonifica dei campi, posti lungo il percorso, altre venivano trasportate in loco con slitte dai corsi dei torrenti o da qualche cava intorno. Il paesaggio Avetano, o Trebbiasco, assomigliava un tempo a quello Irlandese, attraversato da teorie di muri a secco che delimitavano le strade e i campi.
Il ponte di Rovegno, ora non più esistente, è descritto dall'Ingegner cartografo Matteo Vinzoni nella famosa relazione al padre:
"Genova, 20 Agosto 1715 - Caris[si]mo Sig[no]r Padre. Andai, come già gli significai p[er] comandamento di sua Ser[eni]tà à far il disegno p[er] li Ecc[ellentissi]mi S[igno]ri Prencipi Doria, e Centu[rio]ne e per render V[ostra] S[ignoria] consapevole di quanto è seguito feci nota ogni sera à modo di giornale di quello andava seguendo come in apresso.[...]Martedì sentita la Santa Messa, et adorata la miracolosa imagine di N[ostra] Sig[no]ra (di Montebruno)principiai il mio disegno, e passati un ponte di quattro archi sopra la Trebbia si trova subito il luogo di Montebruno di molte case, e passati due piccoli villagi detti Loco, gionsimo al ponte di Roveno di tre archi, quali traversato arrivamo a Roveno composto di molte case, ma sbandate, et ha una mediocre chiesa, dal Arciprete della quale, così già fatta preparare dal S[igno]r Comis[sa]rio d'Ottone, havemo un pranzo con magnificenza grandis[si]ma, e doppo passamo à Garbarino sempre su quello del S[igno]r Prencipe Doria, e sguazata la Trebbia trovamo Goreto del S[igno]r Prencipe Centurione luogo murato con piccolo fosso verso il fiume, e dentro consiste la terra d'un Palazzo veram[en]te da P[re]n[ci]pe una buona Chiesa belli edifici di carta, fabrica di cotone, molini, e folli, et un osteria..."
La relazione era seguita a detto incarico:
"-Per le differenze delli Ecc[elentissi]mi Prencipi Doria, e Centurione In Val di Trebbia -
1.mo. Il Disegnatore farà un Disegno esatto, e misurato della costa, cioè Colle della Cavanna (Cabanne di Carrega), con la distinzione attenta della pendenze della acque di detta Costa, e da Rivi, ove q[u]este vanno in Trebbia, e di quelle, che vanno in Borecca, con la dissegnazione anche del Monte.
2°. Farà un'altra Carta, come sogliono farsi le Carte geografiche, della situazione del Corso della Trebbia, cominciandola, e terminandola ovunque ognuna della Parti vorrà. Con avvertenza di prendere la veduta da Luoghi di Giurisdizione, ò del S[igno]r Prencipe Doria, ò del S[igno]r Prencipe Centurione, e di no[n] portarsi in Persona ne Feudi, che dipendono dallo Stato di Milano...".Archivio di Stato di Genova, Fondo Vinzoni, Faldone 109/35. Cfr.: Giovanni Ferrero, Matteo Vinzoni Cartografo della Val Trebbia, Storia Locale 5, libretto in 100 copie numerate, Montebruno 1997, pagg. e12-20. Cfr.: Archivio di Stato di Genova Giunta dei Confini, filza 107,mazzo 24. CFR.: Massimo Quaini - Giovanni Ferrero, Il contributo degli ingegneri geografi alla conoscenza del territorio Ligure nel corso del settecento. Il caso della Val Trebbia da Matteo Vinzoni a Jean-Baptiste Chabrier, in Genova,1746: una città si antico regime tra guerra e rivolta. Quaderni Franzoniani. Semestrale di bibliografia e cultura ligure. Anno XI-n°2- luglio-dicembre 1998, p. 492.
Occorre riconoscere che a Giovanni Ferrero si deve la divulgazione a carattere didattico e scientifico dell'opera del Vinzoni con una mostra itinerante e conferenze sul tema, in ciò coadiuvato da Agostino Vinzoni con la catalogazione certosina delle opere dell'illustre ingegner cartografo e una serie di conferenze. A Massimo Quaini ,si riconosce la progenitura sulla divulgazione delle opere del Vinzoni.
Il toponimo Rovegno deriva, forse da Roburneus, ossia di Quercia, o, di Rovere. Cfr.: IL DIZIONARIO DELLA LINGUA LATINA, Le Monnier, Firenze 2000, pag. 1085. Rovegno era sede di un'antica pieve.
Il loco et fundo Rovengna è citato in atti del 30 marzo1076.Cfr. Codice diplomatico del monastero di San Colombano di Bobbio fino all'anno.MCCVIII., a cura di C. Cipolla e G. Buzzi, vol I, doc. CXXIX, pagg. 412-414.Cfr. Mario Chiappe, Il Tigullio e il suo entroterra nell'Alto Medioevo. I distretti bizantino-longobardi di Lavagna, Sestri e Bargagli, Lavagna 1996, pagg. 136-137.
Il toponimo Trebbia dal latino Trebia, ma che Varrone nomina Trivolum, potrebbe significare Trivio, infatti a Confiente, ove l'Aveto si immette in Trebbia, si forma un trivio.
Emilio Podestà, in Mornese nella storia dell'Oltregiogo Genovese (tra il 1000 e il 1400), Genova1983, p.94, cita: "Quanto alla viabilità sono nominati un Trebium e una via Calva, e si dice spesso che un dato appezzamento confina con la via, ma non si qualifica questa in alcun modo. Trebio (Che significo trivio) è un toponimo tuttora esistente".
Riguardo ai toponimi, ci siamo limitati al tentativo di decifrare ciò che ci è parso oscuro, perché da qualche parte occorre iniziare per conoscere i nostri monti.
Il toponimo Priosa parrebbe richiamare Pietrosa, da Perrosa come in processi
cinquecenteschi ai banditi, o anchePelosa. Pero,da cui Perrino, è la contrazione di Pietro.
Dal libro "Parrocchie già esistenti od erette nel XVI secolo, distribuite in Vicarie, come dal
Sinodo Gambara 1595, coll'indicazione della Sovranità Civile e del Feudo da cui
dipendevano", al capitolo "Parrocchie erette nel 1600 e 1700 sino alla sopressione della
Diocesi (di Tortona)", pag. 100, si evince "Parrocchia già esistente od eretta"- Priosa, "Anno
dell'Erezione" - 1659-, "Parrocchia da cui fu smembrata" - Cabanne,"Sovrano Civile"-Impero,
"Feudatario"- Principe Doria.
Cita Gio Batta Molinelli in Brevi cenni sulle origini e vicende storiche di Cabanne (d'Aveto) e
Relazione morale e finanziaria del Comitato Pro asilo e Scuola, Genova 1928, pagg. 18-20:
[...] All'epoca in cui Cabanne ottenne la propria autonomia, formava parte della parrocchia non
solo Parazolo col relativo Oratorio, ma anche l'attuale Parrocchia di Priosa, che fu smembrata
da Cabanne con Decreto Vescovile di Tortona in data 21 Marzo 1659.
Mons. Bobbi in una nota a pag. 75 delle sue "Memorie" parlando dello smembramento di
Priosa dalla matrice di Cabanne, accenna ad altro documento, dicendolo "abbastanza
attendibile" e secondo il quale tale smembramento sarebbe avvenuto nel 1605.
Ma l'attendibilità del docemento citato da Mons. Bobbi è smentita dalla chiarezza, che non ammette diversa interpretazione, del precitato decreto vescovile di creazione e di cui esiste in questo archivio parrocchiale di Cabanne copia autentica.
Interessante è la prima parte della istanza degli abitanti di Priosa per ottenere la propria autonomia religiosa:
"Ill[ustrissi]mo e Rev[erendissi]mo Monsignore,
Li uomini della Priosa hanno finalmente fatto l'istrumento d'obbligazione verso il Rettore delle Cabanne di darli le solite primizie tanto al moderno quanto alli suoi sucessori in perpetuo, cioè uno staio di avena focolarmente, come anche di pagare per una volta tanto lire duecentoventicinque moneta di Milano alli Massari di detta Parrocchiale delle Cabanne nel termine di anni quattro per costruirne un capitale (!) con li redditi del quale dovevasi prendere tant'olio e cera per illuminare il S[antissimo] Sacramento nella detta Parocchiale delle Cabanne come dalli istrumenti ecc...
Si sono anche obbligati detti uomini della Priosa di dare al loro Rettore che sarà istituito prò tempore et in perpetuo lire centootto moneta di Genova, come appare da uno delli detti instrumenti, che ambidoi si esibiscono, et lire cinquantadue moneta simile per legati già lasciati a detta chiesa della Priosa e perchè la medesima chiesa della Priosa possi mantenersi, con occasione si separerà dalla matrice delle Cabanne, come più volte si è supplicato (non mai ottenuta prima dall'ora. (n.a.) l'Ecc[ellentissi]ma Sig[no]ra Principessa Doria Lomellina padrona di quelli luoghi, mossa per zelo di carità, vedendo, che molte persone muoiono senza li debiti Sacramenti per la lontananza de luoghi, si è obbligata, come obbliga li suoi successori in perpetuo di dare al Rettore da essa Signora Principessa nominato, e che pro tempore sarà eletto, lire duecentoquaranta moneta di Genova con riserva ecc... nominando et eleggendo per primo Rettore il Rev[erendissi]mo Prete Stefano Barbieri il quale sia tenuto et obbligato il giorno di S[an] Bernardo il 20 agosto andare ogni anno esso ed i suoi sucessori in perpetuo a celebrare la santa Messa et assistere alli divini uffizi in detto giorno nella detta Parocchiale delle Cabanne.
Per tanto desiderando detti uomini della Priosa dar l'ultima mano alla detta smembrazione, ricorrono alla benignità e clemenza di V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissi]ma ecc... "
Ragioni ed obblighi, che, considerati ed accettati, vennero inclusi nel citato decreto di erezione parocchiale, ma col tempo finirono poi ad essere lettera morta!!
Conclude Gio Batta Molinelli, uomo e sacerdote insigne che riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Cabanne.
La postilla,sul documento dell'anonimo, cita: Dalla sommità della Nava discende il fiume che
va in Aveto e divide la Priosa dalle Cabanne. Detto fiume è probabilmente il rio Salto, che pare
dividere le due parrocchie di Priosa e Cabanne,anche se i paesi di Salto e Gropparolo, e un
tempo Scaglionata, che sono al di là,appartengono ancora alla parrocchia di Priosa.
Sugli stretti rapporti che legarono le parrocchie di Priosa d'Aveto e Canale di Fontanigorda,
compreso lo scambio delle statue della Madonna, che attualmente si trovano nelle parrocchiali,
effettuato furbescamente e proditoriamente dai valligiani Avetani a danno dei Trebbiaschi,
contiamo, con Giovanni Ferrero, quanto prima di produrre un libretto.
N.B.
L'autore sarà grato a tutti coloro che, gentilmente, vorranno segnalargli (via e-mail) errori o omissioni.
Pagina pubblicata il 5 settembre 2004
(ultima modifica: 08.09.2006), letta 20127 volte dal 23 gennaio 2006
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