Valdaveto.net > Il territorio della Val d'Aveto e delle valli limitrofe > Raccolta di articoli inerenti la toponomastica locale > Il toponimo 'Castello' lungo il Trebbia e l'Aveto
di Andrea Agogliati
articolo già pubblicato su La Trebbia n° 5 del 4 febbraio 1999
Partiamo dalla media val Trebbia, da Bobbio, e risaliamo il fiume sino a Marsaglia per poi percorrere
la valle del'Aveto sino ai confini con la Liguria. Comunque il toponimo "castello" è presente,
anche se con un valore diverso e con minore frequenza, in provincia di Genova.
La scelta di questo percorso ha un duplice scopo.
Il primo di vedere come varia la pronuncia dello stesso termine dalla
media valle sino alla Liguria.
La seconda cercare di individuare la causa che, nei secoli, ha portato a denominare certi
luoghi castello.
Si hanno infatti denominazioni di luoghi, come il "Pian di
Castei" vicino alla cascina della Riva di Bobbio, che dati i reperti ivi rinvenuti e con tutta
probabilità appartenenti all'età del bronzo, praticamente certifica che il luogo
è stato sede di un castelliere ligure.
In epoca preromana i liguri occupavano tutta l'area sino alla pianura.
Si hanno invece denominazioni dovute ad una differente destinazione funzionale dei luoghi. È
il caso del luogo denominato "Ruchetta", oppure "Castlet", sempre lungo il fiume e nei pressi di San
Salvatore, in entrambi i casi è facile ipotizzare la presenza di modeste costruzioni che avevano
lo scopo di controllo dei passaggi del fiume.
In Ruchetta si possono ancora vedere le tracce di
una costruzione, senza alcun dubbio di epoca medioevale, quando il fiume era anche il confine tra
diversi marchesati.
Sempre risalendo il fiume alla confluenza Aveto-Trebbia, si arriva
a "Castel du Lag" e "Groep" di Sanguineto; anche qui, nel primo caso, si possono notare i resti
di un torrione che avrà avuto funzioni più importanti del semplice controllo per
il pagamento delle gabelle.
Un più che millenario confine proseguiva lungo l'Aveto,
grossomodo sino agli attuali confini tra Emilia e Liguria. La valle impervia e selvaggia era
praticamente un confine naturale. Ciò nonostante era indispensabile poter controllare i
pochi passaggi del fiume e questo era fatto da vedette in costruzioni poste in posizione dominante,
lungo lo stesso.
Abbiamo così i resti di una costruzione sul "Castlà" di
Salsominore, mentre non esiste più traccia su quello di Ruffinati.
È indubbio che queste due zone permettevano il guado del fiume e quindi il contrabbando, in particolare di sale,
che veniva prodotto proprio a Salsominore.
Un altro passaggio importante, anche se eseguito con
sitema tipo ponte fatto con piante e che attualmente è molto difficile immaginare che esistesse,
data la impervietà dei luoghi, si trovava alla base de "u Castelu" sotto Orezzoli.
Anche qui si possono ancora osservare resti di costruzioni.
Dobbiamo infatti citare che
poco più a valle, ma in posizione defilata ed ancora più
impervia, dalle parti della Madonnina del Roccione, la tradizione orale chiama il sentiero
che attraversa il fiume "du contrabandu".
Giungiamo così a Boschi con la località "Castelu", posta proprio sopra la galleria della statale. Fu proprio durante gli scavi della galleria negli anni trenta, che furono rinvenuti reperti, attualmente esposti presso il Museo Archeologico di Genova-Pegli . Indubbiamente anche in questa zona esisteva un castelliere.
Abbiamo così potuto capire che non sempre il significato del toponimo è lo stesso,
ma che con tutta probabilità è in relazione alla funzione che veniva svolta dal
luogo, molti secoli or sono.
Inoltre in questa elementare esposizione mi sono sforzato di scrivere, con tutte le mie limitazioni in materia, la denominazione dei toponimi come vengono pronunciati dagli abitanti dei luoghi.
Si evince con chiarezza l'influenza del dialetto piacentino nell'area bobbiese, per arrivare via via con sfumature sempre più marcate al puro ligure dell'entroterra al confine di boschi.
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Pagina pubblicata il 24 febbraio 2008, letta 4279 volte
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