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La melica appare già dal 1793 nella giurisdizione di Santo Stefano d'Aveto

di Sandro Sbarbaro

Ritengo utile pubblicare il testo di un documento, gentilmente messo a disposizione dall'amica Valentina Fontana di Cerisola, dalla cui lettura si apprende che la melica (mais, granone, i valligiani la chiamano anche mérga) era presente a Cerisola [1] almeno dal 1793.
Una partita di melica era stata ceduta da Antonino Cervini fu Giò di Bedonia [2] a Bernardo Fontana fu Domenico di Cerisola per un ammontare di 312 lire moneta di Piacenza: il documento pubblicato indica che il Cervini si rivolse all'Intendente di Santo Stefano (d'Aveto) per ottenere quanto pattuito poichè all'atto della citazione presso il Giudice, il 4 ottobre del 1793, il Fontana gli aveva pagato solo 115,10 lire.

Documento della pretura di Santo Stefano d'Aveto

 



Nanti del M[agnifi]co Sig.r L'I[ntendente]? di S[an] Stefa
no, e sua Giurisdizione
Comparisce Antonino Cervini q[uonda]m Giò
dal Borgo di Bedonia Giurisdizione
di Compiano, Stato di S[ua] A[ltezza] R[eale] il
Sig[no]r duca di Parma, il quale
senza suo pregiudicio, e con le
opportune riserve non in forza
di solenne Libello ma di tal qual
narrativa di fatto, e come meglio
Brevem[ent]e narra, ed oppone egli andò
Creditore contro la Persona di Ber-
nardo Fontana q[uondam] Dom[ini]co della Villa
Cerisola Giurisdizione di questo Bor-
go della somma di lire 312: m[onet]a
di Piacenza salvo procedenti da
prezzo di melica dall'opponente
somministrata al sud[ett]o Fontana
in più rate, sotto diduzione però
di £ 115.10: d[ett]a moneta ricevute dall'
esponente dal sud[ett]o Fontana salvo
e come in fatto
Narra inoltre, ed espone aver egli più,
e più volte, interpellato il sud[ett]o Fontana
e chiamato all'amichevole al pa-
gamento della sud[ett]a partita, ma sempre
indarno, onde bramando l'esponente
di provedere alla propria indennità
fa instanza, e richiede dal Pref[at]o
M[agnifi]co Sig.r Giudice condannarci, e colli
più opportuni mezzi di giustizia
e di fatto costringerci il sud[ett]o Ber-
nardo Fontana al pagamento della
sud[ett]a partita di £ 302: sotto diduzione
però sempre della sud[ett]a partita di a-
conto di £ 115: 10: in tutto, e per tutto
come di ragione ................
Sopra delle quali cose deducendo non
astringendosi ma salva, e salve
danni e spese protestando usa solo ma
in ogni ................

1793: die 4: 8bris in v[espe]ris?
ad I[ncarnatione]? B[eate Virginis]? S. Stephani

deposit[um] per dictum Cervini instrom[entum] ut sup[ra]
Qui pref[atu]s M[agnifico] D[omino] L'I[ntendente] lectam ................
mandavit provista per copiam  instromento d[ict]o
Bernardo Fontana ... vel item? termino die
decem? sex post a d[ict]o respondendam ac oppo-
nendum si quo ex quare et ita et inde
ex off[ici]o die predicta ................


 

Dopo pochi anni, nel 1797, il Ducato di Parma ed il Principato di Torriglia (al quale dall'anno 1761 apparteneva la Giurisdizione di Santo Stefano) registreranno l'arrivo delle truppe francesi che, al grido di "eguaglianza, libertà e fraternità", imporranno con le baionette la cosiddetta democrazia.
La melica, nei successivi secoli XIX e XX, provvederà a sfamare intere generazioni di valligiani: la polenta sarà infatti per molto tempo il principale nutrimento della nostra gente. Ricordiamo che i pastori della Val d'Aveto, quando portavano al pascolo le mucche, s'infilavano in tasca un pezzo di polenta, il loro cibo quotidiano.
Il lettore che volesse approfondire questi argomenti potrà trovare molto utile la lettura dei testi di seguito citati, dai quali estrapoliamo alcuni brevi ma interessanti passaggi.

 


 

Approfondimenti

Giuseppe Fontana, Rezzoaglio e Val d'Aveto (Cenni storici ed episodi), Tipografia Emiliani, Rapallo, 1940, pag 101

"Fino oltre la metà del secolo XIX, in Santo Stefano d'Aveto, due volte la settimana, aveva luogo un fiorente mercato di granaglie, provenienti dal piacentino. A tale mercato affluiva gente da tutta la valle dell'Aveto, nonché da quelle dello Sturla e della Fontanabuona.
La merce principalmente ivi contratta, era la melica, della quale a quell'epoca ve ne era un forte consumo in tutte le famiglie. Per tale fatto fino a pochi decenni fa per distinguere la melica importata da quella locale, la prima veniva ancora definita col nome appunto di melica del mercato. Tale prodotto veniva contrattato tanto a staia, misura di capacità allora in uso su questi monti equivalente a circa Kg. 25 di peso.
Il sensale, nei piccoli acquisti, ritraeva il proprio utile dall'abilità con coi sapeva misurare la merce, a danno naturalmente di chi acquistava."

 

Francesco Casaretto, Ambiente ed Economia della Valle nel XVII Secolo, in Il periodo Napoleonico in Fontanabuona, I, La Rivolta dei Vivamaria, Atti della Giornata di studio del 6 settembre 1997 nella ricorrenza del 2° centenario, Ed. Tigullio, Santa Margherita Ligure, maggio 2000, pag. 71

"Per avere un quadro più completo e più reale delle povere condizioni dell'agricoltura ligure nel '700 è bene innanzitutto paragonarla con quella già molto avanzata della Francia.
Fin dall'Inizio del secolo in Francia si erano selezionate mucche di grandi dimensioni (peso q.li 5/6) che venivano allevate non più al pascolo, ma nelle stalle, sia per avere lo stallatico per una buona concimazione sia perché si era constatato che un prato seminato a foraggio poteva mantenere il doppio di peso-bestiame per parità di superficie.
Già esistevano a Parigi grandi allevamenti di polli, attrezzati per conservare le uova sotto calce o sott'olio, e poterle poi vendere in inverno, quando veniva a cessare la produzione normale di uova fresche. Già si era iniziato a selezionare le sementi, per avere prodotti più abbondanti da differenti varietà di grano. Si era avviata la coltivazione di patate e mais, che rendevano in calorie, a parità di terreno, il doppio rispetto alla produzione di grano."

 

Francesco Casaretto, Ambiente ed Economia della Valle nel XVII Secolo, in Il periodo Napoleonico in Fontanabuona, I, La Rivolta dei Vivamaria, Atti della Giornata di studio del 6 settembre 1997 nella ricorrenza del 2° centenario, Ed. Tigullio, Santa Margherita Ligure, maggio 2000, pagg. 72 e 73

"Nel 1786 nacque a Genova la Società Patria per le Arti e Manifatture e nel 1791 la Società Economica di Chiavari: entrambe si preoccupavano di divulgare informazioni scientifiche per migliorare la produzione agricola, su cui viveva il 60% della popolazione. Sono associati alla Società Economica di Chiavari numerosi parroci rurali che, informati sulle nuove tecnologie, s'impegnano a diffonderle dopo la messa domenicale.
I prodotti agricoli di origine americana sono arrivati sulle nostre tavole molto tardi.
Il mais, da noi chiamato méliga o granone oppure grano turco, è stato seminato per la prima volta a Lavagna nel 1710 dal nobile Domenico Franzone, che lo utilizzava come concime per sovescio (tecnica usata fino agli anni 1950).
A Genova il mais arrivava come zavorra sulle navi provenienti dalle Americhe, ed era utilizzato come biada per i cavalli.
Anche la patata ha stentato molto a far parte dei generi alimentari, nonostante avesse una resa calorica doppia del grano. Si ha notizia che le prime patate che si sono mangiate sono state seminate a Chiavari nell'inverno del 1775 nell'orto del not. Sebastiano Botti, portate dal Messico da Pietro Casaretto."

 

Francesco Casaretto, Ambiente ed Economia della Valle nel XVII Secolo, in Il periodo Napoleonico in Fontanabuona, I, La Rivolta dei Vivamaria, Atti della Giornata di studio del 6 settembre 1997 nella ricorrenza del 2° centenario, Ed. Tigullio, Santa Margherita Ligure, maggio 2000, pag. 77

"La meliga si è diffusa in Fontanabuona verso il 1830, nonostante che i valligiani già nel 1797 andassero a settembre a raccogliere "granone" in Lombardia.
Nel 1840 N. Della Torre scrive che i cavatori di ardesia che a mezzogiorno mangiano in cava, si nutrivano... 'con tortine di verdura cotte e focaccette di meliga'.
Le patate diffuse nella valle dal parroco di Roccatagliata don Michele Dondero divennero un valido aiuto alla popolazione nelle ricorrenti carestie.
Il sacerdote suggeriva di grattarle e di ricavare focaccette da cuocere sul refrattario.
Sui mercati iniziamo a trovarle solo nel 1800/1801, soprattutto per merito dell'esercito francese che ne utilizzava in abbondanza, perché facili a trasportarsi e ad essere conservate."

 

Anna Guarducci, Un viaggiatore scientifico, geografo e naturalista: Frédéric Bourgeois de Mercey (1830) da La Montagna italiana nel Grand Tour europeo, in La montagna come esplorazione permanente. Gli aspetti storici e naturalistici dell'esplorazione scientifica sulle Alpi - Atti del convegno, Firenze, aprile 2004, pagg. 161 e 162

"Dopo la breve visita di Milano, il viaggiatore risale dalla sponda orientale del lago di Como nella Valtellina, a Colico, e qui si dota di una "caretta" adatta alla viabilità alpina, un piccolo carro a quattro ruote per due persone, trainato da un solo cavallo: può iniziare il viaggio verso Morbegno e Sondrio.
La parte bassa della valle si presenta come un'appendice paesistico-agraria dell'alta pianura: è grande produttrice di seta che viene lavorata in molti opifici idraulici (moulins à divider) ed esportata soprattutto in Germania- "I campi che circondano la strada erano estremamente fertili in vini e in grani, il mais vi era già bellissimo, e il lino, il miglio, la canapa e la segale crescevano altrettanto bene." (Mercey, 1833)

 


 

Note

[1]  Nel 1793 Cerisola faceva parte della Giurisdizione di Santo Stefano appartenente al principe Doria. Attualmente Cerisola appartiene al territorio del comune di Rezzoaglio (Genova).
[2]  Nel 1793 Bedonia faceva parte della Giurisdizione di Compiano, borgo nel territorio della Val di Taro, appartenente allo Stato del duca di Parma.

 


 

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Pagina pubblicata il 27 gennaio 2006 (ultima modifica: 14.11.2007), letta 6230 volte
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