Valdaveto.net > Emigrazione > Storie di emigranti - Racconti tratti dalla tradizione locale di Casoni di Fontanigorda
In Leo Aldo Narducci, Santo Stefano d'Aveto, L'Emigrazione nelle Americhe dalla
Provincia di Genova, Vol. II, Patron editore, pp. 318-319, si legge:
"[...] Il primo decennio, anzi quindicennio, del nuovo secolo fu ancora
un periodo di intensa emigrazione per Santo Stefano d'Aveto. Mentre la
popolazione, sia presente che residente si riduceva ancora, i partenti - talora
intere famiglie o più famiglie dello stesso villaggio - raggiunsero in qualche
caso il centinaio (o anche più); i valori massimi furono quelli del 1902, del
1903, del 1905, e del 1912, ma persino nel 1915 si registrò una trentina di
partenze [...]
Negli U.S.A., accanto a New York (si dirà più tardi che vi
vivono più emigrati o discendenti di emigrati da Santo Stefano d'Aveto, di
quanti ne siano rimasti nel Comune), Chicago e Pittsburg, con le loro
possibilità di occupazioni industriali, sono le mete preferite; altri emigrati
si stabiliscono a Philadelphia e a Boston: qualcuno a Saint Louis del Missouri,
Cincinnati e persino a New Orleans; se ne trovano gruppi pure in California, a
San Francisco e nella contea di Stockton, che era sempre un polo di attrazione
per gli emigrati liguri.
In questi anni si delinea anche un'interessante
corrente di emigrazione per l'America latina, diretta in Argentina, Uraguay e
Cile, nelle rispettive capitali. Qui come negli U.S.A., ma più che in essi, gli
emigrati trovano buone occupazioni nel settore del piccolo commercio; di solito
è la seconda o la terza generazione che riesce a fare notevoli
fortune."
La famiglia dei "Ciarlatino" del paese, o villa, di
Sbarbari era imparentata, inoltre, con i Ferretti della famiglia de "L'Omin",
ossia "L'Omino", del paese o Villa di Salto, frazione di Priosa
d'Aveto.
Infatti, Sbarboro Catterina, fu Antonio e fu Raggi Catterina,
sorella d'Antonio Sbarbaro detto "Lallin" della famiglia dei "Ciarlatin", o
"Ciarlatino", nata a Villa Sbarbari nel 1844 aveva sposato Ferretto Costantino
d'Antonio, nato a Salto nel 1837.
L'altra sorella di Catterina e Antonio
detto "Lallin", ossia Sbarbaro Maria, fu Antonio e Raggi Maria Catterina, nata a
Sbarbari nel 1844, aveva sposato il fratello di Costantino, ossia Ferretto
Agostino d'Antonio nato a Salto nel 1841.
Nell'anno 1880, Ferretto
Costantino e Agostino d'Antonio e altri membri della parentela fra cui Sbarboro
Maria moglie d'Agostino, sono in America da 7 anni, indi dal 1873
circa.
Ricordiamo che nel 1880 erano in America da 10 anni i figli di
Ferretto Gaspare fu Antonio, nato a Salto nel 1825, marito di Repetto Giulia di
Carlo e fu Agostina Repetti, nata a Brugnoni nel 1831.
Costoro erano:
Ferretto Natale di Gaspare nato a Salto nel 1849,
Ferretto Carlo di
Gaspare nato a Salto nel 1853,
Ferretto Costantino di Gaspare nato a Salto
nel 1861.
Emigrarono, probabilmente, in America con lo zio. Ferretto
Antonio, fu Antonio, fratello di Gaspare fu Antonio. Egli nel 1880 è in America
da 10 anni, indi dal 1870.
Antonio Ferretti, nato a Salto nel 1828, sposò
Repetti Maria fu Antonio e fu Teresa Repetti, nata a Ventarola nel 1832.
Nel
1878 sua moglie Repetti Maria fu Antonio ed i loro figli, secondo il Registro
della Popolazione del Comune di Santo Stefano d'Aveto- Parrocchia di Priosa
(1871-1880), risultano in America da 7 anni, indi dal 1873 circa.
Costoro
erano:
Ferretto Antonio nato a Salto nel 1856,
Ferretto Catterina, nata
a Salto nel 1859,
Ferretto Luigi, nato a Salto nel 1841,
Ferretti
Gaspare d'Antonio nato a Salto il 10 luglio 1866.
Ferretto Costantino fu
Antonio, sposo di Sbarbaro Catterina, zio dei suddetti evidentemente si era
recato in America già da prima, visto che il figlio Costantino è nato a New Orleans nel 1867.
Nello Stato delle
Anime della Parrocchia di Priosa d'Aveto del Luglio del 1889 rileviamo che
Ferretti Gaspare fu Antonio, la moglie Repetti Giulia e il figlio Raffaele sono
rientrati dall'America.
Sono rientrati anche il fratello Ferretti, o
Ferretto, Costantino con i figli Costantino, nato in America nel 1867, Rosa nata
a Salto nel 1877, e Antonio.
La moglie Caterina Sbarbaro non compare, forse
è già morta.
Nello Stato delle Anime del dicembre 1894 non compare
nessuno dei due gruppi familiari.
È interessante notare che queste parentele
hanno a che fare con Giacomo Umberto Sbarbaro, marito d'Ida Sbarbaro, che sarà
l'uomo di fiducia di Bartolomeo Sbarbaro detto "Bertumè", o "Giullàn".
Sbarbaro Catterina e Sbarbaro Maria, spose dei fratelli Ferretto Costantino
e Agostino, erano sorelle di suo padre Antonio, detto "Lallin".
Dal che
si evince che i fenomeni migratori seguono un copione ben preciso, i primi a
partire, ossia i pionieri, tentano la fortuna.
Qualcuno ce la fa e
s'insedia sul territorio.
Stabilitosi, chiama i parenti, che a loro volta
chiamano altri parenti o amici, man mano si forma una nuova
comunità.
Per ciò che riguarda gli emigranti della Parrocchia di
Priosa d'Aveto verso l'America, si possono distinguere schematicamente alcuni
periodi, come si può intuire dalle date.
Il primo quello dei "pionieri" va
dal 1850 circa a tutto il 1860.
Il secondo va dal 1870 a tutto il 1880.
Il
terzo dal 1890 al 1900.
Il quarto dal 1900 al 1915. Poi oltre fino al
1924.
Il tutto pare avvenire senza soluzione di continuità.
L'espansione
demografica nelle zone del nostro Appennino dovuta ad una serie di fattori, non
ultimo la raggiunta Unità d'Italia, con la conseguente stagnazione dei conflitti
sul territorio nazionale, crea una sovrabbondanza di mano d'opera che deve
trovare sbocchi opportuni.
Probabilmente come suggerisce Andrew F. Rolle in
Gli Emigranti Vittoriosi, dall'originale "The Immigrant Upraised", A.
Mondadori Editore, 1972, p 27:
"All'emigrazione non si contrapponeva
altra alternativa se non quella di rimanere in un paese dove le condizioni di
vita diventavano sempre più basse e dove l'apatia sembrava rendere immutabili le
disegualianze sociali. Ma quali fossero i sentimenti dei settori più poveri del
popolo italiano apparve chiaro dopo il 1870. Allora i governi d'Italia unita
ebbero il loro da fare per soffocare le rivolte dei contadini affamati. In tutto
il decennio tra il 1880 e il 1890 fu un esplodere di sommosse tanto nelle città
quanto nelle campagne della Lombardia, della Calabria, della Sicilia, sommosse
che videro gli operai delle città unirsi ai contadini ridotti a vivere a livello
più basso della pura sussistenza. Ma allora tutte le sommosse si spensero nella
mortificante repressione governativa, così come doveva accadere più tardi per le
manifestazioni milanesi contro la tassa sulla macinatura e la penuria di
grano".
Rammentiamo che una delle cause del disagio sociale di quegli
anni difficili fu, secondo il Rolle, l'epidemia di colera del 1887.
Cita,
ancora, Andrew F. Rolle in "The Immigrant Uprised", op. cit., pp. 36-38:
"Se fra il 1860 e il 1870 non più di 12 mila italiani emigrarono negli
Stati Uniti, la crisi agricola italiana del 1887, acutizzando la disoccupazione
e abbassando la domanda di manodopera contadina, stimolò fortemente
l'emigrazione. A quell'epoca le nascite, in Italia, superavano di 350 mila unità
all'anno i decessi. Nel 1906, nonostante il forte flusso emigratorio, la
popolazione italiana aumentava annualmente di undici unità ogni mille.
L'imponenza dell'emigrazione italiana appare evidente quando si pensi che nei
pochi anni del nostro secolo che precedettero la prima guerra mondiale ben 8
milioni e mezzo di italiani si trasferirono all'estero. Se è vero che di questi
ne rientrarono in seguito 2 milioni e 400 mila, furono pur sempre 6 milioni e
100 mila gli emigranti su una popolazione complessiva di 35 milioni. La massima
parte degli emigranti italiani negli Stati Uniti vi giunse fra il 1880 e il 1924
e fu una delle più grandi ondate emigratorie di tutti i tempi. Una delle più
grandi e l'ultima. La ricerca di nuovi approdi in una Terra promessa generò una
vera e propria febbre emigratoria.
La maggior parte degli italiani che si
dirigevano in America veniva dalla campagna e non aveva mai visto una grossa
città prima di arrivare al punto d'imbarco. Dal 1880 i porti di Genova, Napoli e
Palermo diventarono grandi centri di espatrio. Per evitare l'affollamento dei
porti, le società di navigazione avevano l'ordine di comunicare soltanto le date
di partenza. Ci fu un giorno in cui ben 15 mila italiani sbarcarono a Ellis
Island nelle ventiquattr'ore. Il viaggio in terza classe da Napoli a New York,
che nel 1880 costava 15 dollari, era salito a 28 nel 1900
[...] Quanto
all'Italia, nel 1901 se ne andò mezzo milione di persone su 32 milioni e mezzo;
nel 1913 una persona su quaranta. Doveva venire il giorno in cui gli oriundi
italiani avrebbero costituito la seconda comunità straniera, in ordine di
grandezza, degli Stati Uniti: nel 1910 il censimento federale dava presenti
1.343.000 italiani, e la cifra saliva al disopra dei 2 milioni tenendo conto dei
loro figli nati in America. Nel decennio che seguì giunsero altri 1.109.524
italiani, e questo flusso continuo creò qualcosa come un ponte vivente tra la
madrepatria e l'America.
Relativamente pochi erano, fra questi immigrati
coloro che possedevano un'alta specializzazione o una buona cultura, In un certo
senso, quanto più l'italiano era incolto, tanto più vedeva nell'America un Eden.
Il Nuovo Mondo prometteva al lavoratore generico di trasformare in una ghirlanda
di fiori la sua corona di spine.
Di quando in quando ci pensava il Congresso
a rallentare, con le sue leggi, il flusso immigratorio. Nel 1882 negò il
permesso d'entrata ai poveri in senso assoluto, ai delinquenti e ad altre
categorie di indesiderabili. Nel 1885 vietò il lavoro straniero a contratto; nel
1917 impose, per gli immigranti adulti, una prova di alfabetismo. Tutte queste
restrizioni rappresentavano una reazione economica e sociale all'impressionante
aumento dell'immigrazione dal 1880 in poi e allo spostamento della zona
d'origine verso l'Europa centro-meridionale e orientale: nel quinquennio 1911
-1915, il 67,4 degli immigranti in America venne infatti da tali aree. Durante
la prima guerra mondiale vi fu un naturale rallentamento dell'immigrazione, e
nel 1921 il governo federale rafforzò drasticamente il rallentamento naturale
stabilendo delle quote massime nazionali, finché nel 1924 la politica della
permanet quota, caldeggiata dai sindacati operai americani, interruppe
completamente il flusso della manodopera a buon mercato e non organizzata.
Nonostante la riduzione dell'immigrazione, gli italiani immigrati negli Stati
Uniti avevano raggiunto, nel 1950, la cifra di
4.776.884."
Ricordiamo che vi furono altre epidemie di colera oltre
a quella citata da Andrew F. Rolle del 1887, ossia quella del 1866, preceduta
dall'epidemia del 1854 che probabilmente influirono sulle prime ondate
migratorie.
Nel 1866 il colera si diffuse a Genova nell'Agosto, i casi erano
di circa 30 al giorno con 15 morti accertate.
I vecchi valligiani
raccontavano di un episodio di colera accaduto a Cardenosa, parrocchia di Priosa
d'Aveto.
Una donna si era ammalata del terribile morbo. Infine era
morta.
Si racconta che abitasse nella casa che fu poi del "Giuanin du
Piccin".
Pare che avesse un figlio detto Pasquale e una figlia.
La
portarono via di casa legandole una corda al collo, per paura d'infettarsi, e la
seppellirono in una fascia posta nei pressi del paese. Detta fascia era accanto
alla "Cassetta" ove un tempo a Cardenosa si teneva la macchina per battere il
grano.
Fino ai primi decenni del Novecento sul luogo della sepoltura
campeggiava una croce, che ogni tanto era ripristinata.
Poi, anche, quel
segno d'umana pietà sparì.
Il fenomeno migratorio verso l'America, ossia
principalmente gli Stati Uniti d'America, riguardo alla parrocchia di Priosa
d'Aveto pur con le dovute approssimazioni interessò, da una stima rapportata ai
circa 25 anni fra il 1855 e il 1880, circa 150 persone.
I residenti in
parrocchia erano all'epoca, in media, circa 700/800.
Il picco emigratorio si
registrò negli ultimi tredici anni, ovvero fra il 1867 e il 1880.
Occorre
ricordare che negli stessi anni altre persone si diressero verso Roma, ossia
circa 24 fra le parentele degli Sbarbaro di villa Sbarbari e i Repetti di Noci e
Mandriole.
Altre, stagionalmente, verso la Versilia e la Maremma Toscana.
Almeno 15 persone delle parentele dei Repetti di Cardenosa (Ca' da Basso) e
Biggio di Cardenosa nacquero a Pietrasanta (Lucca).
Almeno 3 persone della
parentela dei Biggio di Cardenosa nacquero a Seravezza (Lucca).
Altre persone
si diressero verso Genova, Chiavari, e Lavagna.
I dati si ricavano, facendo
un'analisi approssimativa, dal Registro della Popolazione del Comune di Santo
Stefano d'Aveto- Parrocchia di Priosa (1871-1880).
A proposito
dell'emigrazione verso Pietrasanta, in Provincia di Lucca, è emblematica la
genealogia della famiglia "Canoniere" di Cardenosa (Ca' da Basso), detta poi dei
"Caccelli".
Il capostipite è Repetti Gio Maria fu Agostino, contadino, nato a Pietrasanta nel 1823 e morto nel 1855 circa,
residente a Cardenosa.
Sua moglie è Biggio Serafina, fu Agostino e fu Biggi
Maria, nata verso il 1827.
Loro figli furono: Catterina, Gio Maria detto
"Girumottu", Domenica, Luigi detto "Luigin da Giurma".
Repetti Catterina, di
Gio Maria fu Agostino, nata a Cardenosa nel 1847 si mariterà a
Sbarbari.
Repetto Gio Maria di Gio Maria, detto "Girumottu", nasce a Pietrasanta il 28 Gennaio 1850.
La prima moglie
di Gio Maria "Girumottu", ossia Biggio Catterina, di Stefano e d'Antonia
Repetti, della famiglia dei "Bistè" di Cardenosa (Ca' da Basso), nasce a Pietrasanta nel 1859 e muore a Genova il 7 Gennaio
1880.
Loro figli saranno:
Giovanni, detto "Balilla" nato a Genova il 13
Marzo 1874,
Giovanna nata a Pietrasanta nel 1875,
Serafino nato Cornigliano (Ge) il 19 Aprile 1878, muore il 2 Gennaio 1880 a
Genova.
Rimasto vedovo, Gio Maria Repetti detto "Girumottu" sposerà Sbarbaro
Catterina d'Agostino e di Ferretti Catterina, nata a Villa Sbarbari il 23 Febbraio
1861.
Il padre di Catterina era Sbarbaro Agostino, fu Antonio e fu Catterina
Sbarbaro, detto "Stinolla" o "u Sufficiente", nato a Villa Sbarbari nel 1833, della
famiglia dei "Bettinin".
Sua madre fu Ferretti Catterina, d'Agostino e
Giulia Sbarbaro, detta "a Pochettin-a", nata nel 1837.
Il fratello di
Catterina, ossia Gio Maria Sbarbaro, detto "Landin", nato a Villa Sbarbari nel 1872,
lavorerà prima in porto a Genova, poi aprirà la prima osteria al paese di
Sbarbari.
I figli di Gio Maria Repetto, detto "Girumottu" e Catterina
Sbarbaro saranno: Pietro Agostino detto "Stinin", Rosa detta Rusin-a,
Giuseppe detto Giosepìn, Carlo detto Carlin, Maria detta
Marrì.
Pietro Agostino detto "Stinin", Giuseppe detto "Gioseppin" e
Carlo detto "Carlin", lavoreranno negli scaricatori di carbone del porto di
Genova, ossia nella Compagnia dei "Carbunè".
Repetti Gio Maria, detto
"Girumottu", era uomo che godeva di prestigio nella parrocchia di Priosa
d'Aveto, tanto è vero che venne eletto Consigliere Comunale.
Fu lui che
arrestò a Brugnoni, grazie al valent