Sulle tracce dell'avetano DOCG

di Massimo Brizzolara

Nella bellissima biografia, che i giornalisti Montanelli  link esterno e Nozza  link esterno hanno dedicato all'eroe dei due mondi (Rizzoli, Milano, 1962) il lettore scopre (non senza sorpresa) che il Garibaldi autentico, con i suoi limiti e le sue debolezze è enormemente migliore di quello leggendario, mistico e quasi sconosciuto.
Ed è proprio per rimarcare un piccolo ed umanissimo vezzo del Generale che a pag. 241 scrivono:

"Ma Garibaldi era difficile da tener nascosto perchè era pronto a rinunciare a ogni cosa fuorchè a dire a tutti che era Garibaldi."

Ora, io non sono, nè leggendario nè mistico, ma fortunatamente solo "quasi sconosciuto". Per cui non ritengo che evidenziando i miei limiti e le mie debolezze, migliorerei la mia immagine. Ammesso di averne una.
Però, senza voler fare paragoni assurdi e irriverenti, ma sostanzialmente per dare un senso a questo singolare spunto introduttivo, devo ammettere che anch'io potrei rinunciare a molte cose, ma non ad esternare in maniera quasi maniacale, la mia provenienza. Infatti, quando rarissimamente, sono costretto ad espormi, da subito chiarisco ai miei interlocutori che sono un avetano. Quasi a dire: "Adesso lo sapete, se non amate il genere... amici come prima".
Ma la cosa che mi diverte maggiormente è quando, conversando con qualche foresto,colgo in lui le scorie intellettuali prodotte dai luoghi comuni che da sempre accompagnano la nostra valle e i suoi abitanti. A quel punto, volutamente esaspero la nostra naturale propensione alla riservatezza, trasformandola caricaturalmente in manifesta ottusità.
Il gioco riesce (e riesce quasi sempre) quando lo sguardo del mio interlocutore, esprime pressappoco questo concetto: "Lo sapevo. Non c'è niente da fare. Che teste..."
Ma esiste davvero una tipicità avetana? Ci sono effettivamente, degli lementi caratteriali comuni, alla maggior parte dei valdavetani?
Penso proprio di sì, ma la domanda merita una risposta più esaustiva.

Bisogna partire dalla consapevolezza che ogni essere umano è unico ed irripetibile. Ma è comunque innegabile che tutta una serie di tratti somatici, ma soprattutto caratteriali possono connotare, in senso generale, gli abitanti di una nazione, di una regione o meglio ancora di una valle. Soprattutto se quest'ultima, rappresenta una realtà storicamente chiusa come la val d'Aveto.
Ma è possibile tratteggiare, questi caratteri comuni, in pochissime righe? Credo di sì.
ammettendo che quasi mai, siamo in grado di fare una obiettiva indagine introspettiva di noi stessi, ci provo. E per farlo tenterò di descrivere sinteticamente, il rapporto tra un'ipotetico avetano DOCG e alcuni importanti elementi di relazione sociale.

 

La famiglia

Per un valdavetano la famiglia è fondamentale. E per preservarla da burrascosi naufragi è disposto a fare molti sacrifici. Solo in casa, tra gli affetti più cari, talvolta si lascia andare ed esterna liberamente pensieri e sentimenti. Tanto sa, che della sua momentanea vulnerabilità nessuno ne approfitterà, ma soprattutto è sicuro che nulla di quanto detto varcherà la soglia di casa.

 

La religiosità

L'avetano non conosce la superstizione e quindi ai gesti scaramantici preferisce una robusta religiosità. Che è autentica e profonda. Come in ogni civiltà rurale infatti, il contadino era particolarmente esposto a fattori ambientali e climatici che sfuggivano al suo diretto controllo. Non solo, ma la sua attività produceva prodotti e pochissimo mefistofelico denaro. Era del tutto conseguenziale prendere atto della propria fragilità e trovare conforto nella fede.

 

L'amicizia

L'avetano non ama discutere. Talvolta lascia credere di essere d'accordo pur di evitare di essere costretto a muovere obiezioni o a contestare pubblicamente, qualcosa o qualcuno. Ma questo atteggiamento condiziona pesantemente anche le sue amicizie. Mancando infatti questo elemento di confronto e di crescita, i suoi rapporti restano quasi sempre in sospeso tra la frequentazione ludica e l'interesse comune. Per contro, nella comunità è molto forte il senso di appartenenza, di socialità.
Che si manifesta soprattutto quando un membro è colpito da eventi dolorosi. In quel caso la partecipazione è profonda e sincera.

 

Il lavoro

In Val d'Aveto si è sempre lavorato duramente. Ma soprattutto, hanno sempre lavorato tutti. Ogni componente della "societas" doveva fornire il suo contributo.
Uomini, donne, bambini, vecchi e finanche animali contribuivano con compiti e impegno ovviamente differenziati, al sostentamento della famiglia. Questo ha contribuito a formare una cultura del lavoro anche nelle nuove generazioni. Il valdavetano è generalmente un lavoratore serio, affidabile ed onesto.

 

Il divertimento

Forse il luogo comune più frequente sulla nostra valle, è quello che fa riferimento alla mancanza di divertimenti. E normalmente viene chiosato affermando, che per questo motivo i giovani se ne sono andati. Nulla di più falso. Per gli avetani (giovani e non) la valle offre tutto il necessario e forse qualcosa di più.
Anche perchè il valligiano si diverte con poco, ma soprattutto se può evitare di essere al centro dell'attenzione. Per convincersene basterebbe osservare una partita di carte al bar. Oltre ai quattro che giocano, almeno altrettanti osservano il gioco e mentalmente giocano loro stessi. E si divertono. Ma nessuno lo sa.

 

Il risparmio

Sono convinto che se i valdavetani potessero eliminare una pubblicità, sceglierebbero all'unanimità quella delle finanziarie che propongono prestiti di ogni tipo.
Infatti, reclamizzare i debiti è una cosa lontanissima dal nostro "modus vivendi", mentre la cultura del risparmio "perchè non si sa mai" è da sempre un pilastro dell'economia familiare. E se proprio si deve contrarre un debito deve essere per qualcosa di essenziale, come la casa. Un avetano non andrebbe mai in vacanza, pagandola a rate, per esempio. Anche perchè vivere come le cicale, non si addice a chi, atavicamente, teme il futuro.

 

Ecco secondo me questi sono alcuni caratteri che normalmente si riscontrano nei valdavetani, almeno sino alla mia generazione.
Naturalmente con tutti i limiti che una trattazione del genere comporta, sia in termini assoluti, che relativi.
Ma esiste veramente l'avetano a denominazione di origine controllata e garantita?
Ognuno risponda a questa domanda in base alle proprie esperienze e conoscenze. Per quanto mi riguarda, posso rispondere di sì.
Infatti ho la fortuna di avere un amico che rappresenta l'incarnazione perfetta dell'avetano ideale. Ed anche per questo gli voglio bene.

 


 

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Pagina pubblicata il 2 marzo 2008, letta 4791 volte
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