Valdaveto.net > Profilo personale di Sandro Sbarbaro > La mia attività: 2001 - 2003
Nel 2001 iniziarono a maturare i frutti della mia attività sul territorio, grazie anche ad un'opera capillare di sensibilizzazione, sull'importanza delle emergenze storiche e architettoniche della Valle, operata verso Istituzioni o Enti che s'interessassero alla cultura.
L'assessore provinciale Gualtiero Schiaffino, che in occasione del Giubileo 2000, aveva già promosso Villa Cella con l'iniziativa culturale La via dei Monaci di Pietra Martina nell'ambito de Le vie dei pellegrini di ieri e di oggi. Sentieri della Memoria, decise di promuovere ulteriormente quel paesino dell'Alta Val d'Aveto, cosìaffascinante per aver traversato millenni di storia.
A detto assessore io avevo mostrato copia del mio saggio 'Il Mistero di Villa Cella' durante un nostro breve incontro in Provincia grazie all'amico Alberto Menna, e regalato copia dello stesso il 13 febbraio 2000 in Borzonasca, in occasione dell'inaugurazione del percorso "verde" "La via dei monaci di Pietramartina".
Gualtiero Schiaffino si ricordò di me, quando pensò di incentrare su Villa Cella uno studio più approfondito nell'ambito di una collaborazione con l'Universitàdi Genova.
Fui convocato come storico locale e mi fu proposto di tenere una breve lezione agli studenti della Facoltà d'Architettura in procinto di recarsi ad operare sul territorio: tenni la lezione e donai agli studenti copia della prima versione del 'Mistero di Villa Cella'.
L'otto maggio dell'anno 2001 presso la Società Economica di Chiavari si svolse un seminario di studio dal titolo 'Nuclei storici e paesaggi dell'entroterra ligure. Un laboratorio per la tutela e lo sviluppo di Villacella' (1).
Grazie all'interessamento dell'allora assessore provinciale Gualtiero Schiaffino, convinto assertore della rinascita di Villacella, all'iniziativa seguì la pubblicazione del libro 'Insediamenti e paesaggi dell'entroterra ligure. Un laboratorio per la rinascita di Villacella' (2).
Intanto con Daniele Calcagno, storico medievista e Marina Cavana, storica dell'arte, era iniziato un rapporto di collaborazione incentrato su una catalogazione dell'esistente, in quanto patrimonio storico culturale, sul territorio della Valle dell'Aveto.
Li accompagnavo sul campo mostrando loro le emergenze, di cui ero a conoscenza e altre che si scoprivano man mano durante quest'affascinante percorso attraverso la memoria.
I manufatti erano debitamente fotografati ed analizzati nel tentativo di una prima catalogazione e presunta datazione.
Detto lavoro era finalizzato ad un progetto della Pro Loco di Rezzoaglio, che prevedeva un Congresso, o giornata di studio riguardante le tracce che la storia aveva lasciato sul territorio dell'Aveto.
La nostra opera andò avanti per mesi, nel corso del 2001, impegnando i sabati o le domeniche e qualche settimana di ferie.
Dopo che dall'amico Cristoforo Campomenosi di Santo Stefano d'Aveto, alcune settimane prima, mi ero fatto sommariamente spiegare quale fosse la zona che i residenti chiamavano del Castelà, e se ci fossero ancora delle rovine, o delle pietre...
Avutane risposta interlocutoria... decisi, in ogni modo, di indagare.
Sabato 9 settembre 2001, attaccai la collinetta dal lato della carrozzabile.
Posteggiai la macchina nei pressi del ponte sul rio Molini, e scorsi sulla verticale una serie di muri che parevano di fascia...
Proseguii verso la crosa posta al lato opposto.
Poco dopo trovai un sentiero, su un pianoro apparivano nel bosco dei ruderi,chissà?
Salii ad una quota più alta, ed incominciarono ad apparire parecchi muri, erano di fascia?
Mi accorsi che alcuni avevano come legante della malta... Forse ero vicino...
Dopo un pianoro invaso dalla vegetazione, con splendida vista su Santo Stefano d'Aveto, mi avviai verso la sommità di una collinetta.
Fu allora che capii...
Quello era un muro invaso dall'edera, come già quello della torre del Castello di Rezzoaglio, dal lato nord.
Incominciai a riprendere con la telecamera e a scattar fotografie dal basso.
Poi salii, dietro l'edera appariva un muro e pareva girare...
Incominciai a circumnavigarlo e dalla parte opposta a dove ero salito, verso il precipizio, mi apparvero i muri di quella che io chiamai torre, nella parte ancora visibile giravano per una circonferenza, misurata, di circa 9 metri, dove erano addossati alla roccia si stavanoscollando.
La forma pareva tronco conica, come la vecchia torre del Castello di Santo Stefano d'Aveto, l'altezza,dell'esistente tumulo, calcolata da quella parte era circa di 6,50 metri.
Ecco ritrovato il Castelà!
Lo riprodussi al solito con debito schizzo, o abbozzo.
Telefonai a Daniele Calcagno, all'epoca in vacanza presso Bolzano, tramite il cellulare, ma una voce suadente affermava che era impossibile raggiungerlo al momento... Lo accompagnai in ognimodo sul sito, con Marina Cavana, qualche tempo dopo.
Il 21 ottobre 2001, si tenne in Rezzoaglio, col patrocinio della Pro Loco di Rezzoaglio, la Giornata di Studio Pietre disposte a suggerir cammino. Castelli e ville del Districto de Vale de Aveto.
Primo tentativo di affrontare un discorso sull'esistente e sul futurodel patrimonio culturale e storico della Val d'Aveto.
Alla Giornata di Studio parteciparono Daniele Calcagno, Marina Cavana, Fabrizio Benente, Mirko Peripimeno, Gino Redoano Coppedè, Sandro Sbarbaro, Colette Dufour Bozzo.
La presidenza era affidata a Colette Dufour Bozzo, il coordinamento degli interventi a Daniele Calcagno.
Intervennero portando isaluti Alessandra Frondoni della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria, Maria Antonietta Cella Presidente della Comunità MontanaAveto, Graveglia, Sturla, Silvio Cella Sindaco di Rezzoaglio, Valter Raineri Sindaco di Montoggio, Fabio Broglia Consigliere Regionale.
Ogn'uno dei relatori illustrò il suo contributo.
Alla Giornata di Studio fece seguito una pubblicazione edita grazie alla Pro Loco di Rezzoaglio: 'Pietre disposte a suggerir cammino. Castelli e ville del Districto de Vale de Aveto' (3).
Nel novembre del 2001,mi giunse lettera dell'architetto GianLuigi Olmi di Bobbio, che chiedeva la mia collaborazione, con l'invio di notizie storiche su certi Repetto di Codorso, banditi in quel di Bobbio nel 1644.
Ah! I banditi... Il filo che mi legava a quest'epopea pareva destinato a non spezzarsi mai...
Inviai documentazione a proposito, compresa copia di un'edizione stampata in proprio,curata da Giovanni Ferrero,inserita nella collana Storia Locale col N. 18 depositata alla Biblioteca della Comunità Montana Alta Val Trebbia di Montebruno - Ge, intitolata 'Stradaroli, Storie di briganti tra Aveto e Trebbia'.
Sulla falsariga di 'Banditi di Val d'Aveto e loro rapporti con la Serenissima Repubblica Genovese', riproponevo la storia di Nicolò Cella bandito, aggiornandola con altri spezzoni d'interrogatorio e con documenti d'archivio quali Patenti, Salvacondotti, Denunce ecc...
Gian Luigi Olmi, molto cortesemente nell'agosto del 2002, mi consegnava personalmente in Ca' degli Alessandri, presso Codorso di Val d'Aveto, copia del suo libro dal titolo 'Un giallo nella Bobbio del '600'.
La tragica vicenda di Domenico Repetto detto "il Verde", Piacenza 2002, ove venivo citato.
Il 2002 fu il mio Annus Horribilis,mi ruppi lo scafoide e per due volte andai in fin di vita, il tutto concluso da licenziamento.
Nell'ottobre del 2002, fu dato alle stampe il libro La montagna tosco - ligure - emiliana e le vie di commercio e pellegrinaggio: Borgo Val di Taro e i Fieschi, Atti del Convegno (Borgo Val di Taro, 6 giugno 1998), a cura di Daniele Calcagno, in cui figurava il mio saggio, 'Storie di Banniti et Mercadanti tra le Valli dell'Aveto, della Trebbia e del Taro', che ebbe in seguito una recensione, benevola, da parte del professor Geo Pistarino su «Rivista di Storia, Arte, Archeologia per le Province di Alessandria e Asti», CXI/2 (2002), pagg. dalla 528 alla 544.
Nel 2003 iniziai timidamente a riprendere i contatti col mio mondo.
Con l'amico professor Daniele Calcagno e l'amica professoressa Marina Cavana si riuscì a terminare, dopo grandi sacrifici personali e notevole impegno, il volume 'Canto di un patrimonio silente. Pietre disposte a suggerir cammino. Itinerari per conoscere la Val d'Aveto', Rezzoaglio - Santo Stefano d'Aveto, 2003.
Il libro presenta:
- un'introduzione storica di Daniele Calcagno: La Val d'Aveto fra storia e leggenda;
- il capitolo Gli Itinerari di Sandro Sbarbaro, ossia una serie di 13 itinerari brevi presso i Comuni di Rezzoaglio e Santo Stefano d'Aveto, pensati per esser svolti al massimo in una giornata, anche da scolaresche;
- il capitolo I mulini della Val d'Aveto di Sandro Sbarbaro, con descrizione storica culturale, grazie anche a documenti d'epoca, indagini sul territorio e racconti orali, dei mulini che hanno operato in Val d'Aveto;
- vari capitoli con descrizione breve, ma significativa, delle emergenze esistenti sul territorio dell'Aveto e loro inquadramento storico - architettonico di Marina Cavana: Ca' de gh'Osti, I Benedettini: Alpepiana e Villa Cella, La casa dei Galli, Il castello di Rezzoaglio, Il "castelluzzo" di Le Caselle, Santa Maria d'Allegrezze, Il castello di Santo Stefano d'Aveto, ecc...
Il volume fu realizzato grazie al contributo della Provincia di Genova, agli offici dell'amico Alberto Menna del Gruppo Sportivo di Allegrezze che l'ha fortemente voluto, e al Presidente della Pro Loco di Rezzoaglio Graziano Fontana che ha recuperato vari contributi (specie quello della A.P.T. Tigullio).
Fra gli altri sponsor, l'Ente Parco Regionale dell'Aveto, la Comunità Montana Aveto - Graveglia - Sturla, il G.A.L. Appennino Genovese, l'Istituto di Studi sui Conti di Lavagna e i Comuni di Rezzoaglio e Santo Stefano d'Aveto.
Il libro, che ebbe il 15 dicembre 2003 una conferenza stampa di presentazione presso la Provincia, grazie al presidente Alessandro Repetto, con relativo passaggio in TV, è reperibile presso la Pro Loco di Rezzoaglio, presso alcuni esercizi di Rezzoaglio, Cabanne, Parazzuolo, Priosa, Sbarbari, Vico Soprano e presso la Azienda di Informazione Turistica (I.A.T.) di Santo Stefano d'Aveto.
Non posso dimenticare il grande contributo, che alla realizzazione di quanto su esposto, hanno dato tutti i valligiani dell'Aveto.
In specie quelli più restii a comunicare informazioni, i quali mi hanno insegnato che lavoglia di conoscere non deve mai essere disgiunta dal rispetto per la persona che stai intervistando.
Spesso presi dal desiderio dell'esclusiva, ci si dimentica che dall'altra parte c'è una persona.
La sua ritrosia è spesso dettata dal pudore e dalla paura di mettere a nudo, attraverso fattiche riguardano la Famiglia d'appartenenza, o d'altre circonvicine, circostanze poco piacevoli di una vita passata fra fatiche e sacrifici.
Fra coloro che più hanno contribuito alle mie conoscenze sul mondo avetano io ringrazio Sbarbaro Italo, Sbarbaro Ersilia, Luigina Biggio, Sbarbaro Alfredo, che con la loro pazienza e saggezza hanno indirizzato queste ricerche nel modo più appropriato, e la mia mamma Armanda Repetti che ha sopportato, pur fra i rimbrotti, un figlio con "la testa nelle nuvole".
Spero che il cammino intrapreso, con l'aiuto di tutti i volenterosi che amano questa terra d'Aveto, sia solo l'inizio di una rinascita, a lungo auspicata.
Di dispensatori di promesse, così suadenti nel loro atteggiarsi a salvatori della patria, la nostra Valle non ne ha più bisogno.
Note
(1)
Con la partecipazione di
Giuseppe Cinà, Sandro Sbarbaro, Ileana Gobbo, Bruno Repetto, Umberto Bruschini, Paolo Rava, Giancarlo Pinto, Antonietta Cella (Presidente della Comunità Montana Aveto, Graveglia, Sturla), Alberto Girani (direttore del Parco dell'Aveto), Gualtiero Schiaffino (assessore al Patrimonio culturale dell'entroterra e del mare, Provincia di Genova),
promosso nell'ambito delle attività del 'Laboratorio di Sintesi Finale: progetti di riqualificazione e di sviluppo integrato nelle aree protette liguri' coordinato dal prof. Giuseppe Cinà,
e grazie al contributo del 'Laboratorio di Sintesi E, facoltà di Architettura di Genova' il cui lavoro svolto sul territorio di Villa Cella venne illustrato durante la conferenza 'VillaCella: un Laboratorio per la Tutela e lo Sviluppo' (16 luglio - 8 agosto 2001, Sala degli Alpini, Rezzoaglio)
(2)
Insediamenti e paesaggi dell'entroterra ligure. Un laboratorio per la rinascita di Villacella , a cura di Giuseppe Cinà, Franco Angeli - Urbanistica 2002,
con i contributi di:
GiuseppeCinà, Presentazione. Strategie e progetti per la tutela e lo sviluppo.
Inquadramento didattico e proposte di intervento,
Gualtiero Schiaffino, Un progetto condiviso,
Annalisa Maniglio Calcagno, Il ruolo dell'Università, per lo sviluppo delle aree interne,
Silvio Cella, Il ruolo del Comune di Rezzoaglio, tra condizioni di marginalità e prospettive di sviluppo,
Maria Antonietta Cella, L'azione della Comunità Montana delle "Valli Aveto, Graveglia, Sturla", per un nuovo presidio del territorio,
Alberto Girani, Villacella come risorsa del Parco dell'Aveto,
Sandro Sbarbaro, Il monastero di San Michele de Petra Martina (Villa Cella) e il suo territorio,
Giovanni Cella, Nato a Villacella di Rezzoaglio il 14.02.1933,
Bruno Repetto, Il paesaggio costruito,
Umberto Bruschini, Il paesaggio agro-forestale,
Giancarlo Pinto, Metodi ed esperienze di rilievo,
Giovanni Paolo Rava, Analisi tecnologica, salvaguardia e recupero edilizio nel centro antico di Villacella,
Laura Canale, Opportunità finanziarie a sostegno di alcune tipologie di intervento,
Ileana Gobbo, La cappella dell'Alpe,
I progetti degli studenti del laboratorio, Ettore Burdese, Matteo Carlarino, Marcella Cogorno, Selene Di Pardo, Carmen Galindo, Maura Marini, Vittoria Mezzano
(3)
Pietre disposte a suggerir cammino. Castelli e ville del Districto de Vale de Aveto, a cura di Daniele Calcagno, Rezzoaglio 2001,
con i contributi di
Daniele Calcagno (I segni del territorio),
Marina Cavana (Architettura civile e religiosa fra Medioevo ed Età moderna in Val d'Aveto: premessa a uno studio sulle emergenze),
Tiziano Mannoni (L'edilizia del territorio come indicatore di attività scomparse),
Fabrizio Benente e Mirko Peripimeno (Archeologia e storia degli insediamenti fortificati della Liguria. Riflessioni su problemi diricerca e informatizzazione dei dati),
Gino Redoano Coppedè (La valle dell'Aveto nella storia delle comunicazioni appenniniche),
Sandro Sbarbaro (Genovesismi ed espressioni dialettali nello Statuto de S. Stefano de Vale de Aveto),
Colette Dufour Bozzo (Conclusioni),
e con gli interventi di Graziano Fontana (presidente della Pro Loco di Rezzoaglio), Silvio Cella (Sindaco di Rezzoaglio) ed Alessandra Frondoni
Pagina pubblicata il 10 settembre 2004, letta 8846 volte dal 23 gennaio 2006
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