Racconti di primavera

Collana di storia locale nuova serie n° 8

di Rita Biggio Casassa

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Pagina pubblicata il 3 agosto 2005 (ultima modifica: 10.06.2014), letta 7181 volte dal 23 gennaio 2006
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Il sentiero procede lineare e spedito sulla roccia senza particolari dislivelli, superando agevolmente vecchie frane e pareti a strapiombo, mentre l'Aveto scorre impetuoso nelle gole sottostanti e, ogni tanto, qualche automobile sfreccia ignara di noi sulla Provinciale.



Lungo la Calà dei Morti - La Diga del Masappello


Dall'alto, si gode di un'interessante prospettiva del medio corso del fiume e, approfittando della posizione sopraelevata, abbiamo una chiara visuale dei monti del gruppo del Maggiorasca da un lato, e della diga del Masappello dall'altro. La vegetazione lungo la mulattiera è quasi inesistente, solo qualche arbusto si eleva con difficoltà e si sporge sul dirupo; unica presenza vivente, uno sparuto gruppo di capre che fanno capolino dall'alto e ci osservano incuriosite e un poco guardinghe, mentre avanziamo sull'antico passaggio. Superati da poco gli scalini scavati nella roccia, decido di costruire una foto "a effetto": depongo sulle pietre un osso, forse di capra, che ho trovato nelle vicinanze, dopodiché lo inquadro abbassandomi fino a terra e scatto, avendo cura di lasciare un po' sfocato lo sfondo. La fotografia del "sentiero dei morti" è pronta.

Lungo la Calà dei Morti

Arrivati nel punto dove il vecchio percorso devia verso il greto dell'Aveto, là dove sulla sponda opposta sorge la Cappelletta ottocentesca dei Cella di Villa Cella, cerchiamo un passaggio a monte della Rocca di Mileto al fine di attraversare il fiume dove la corrente è meno forte.


Troviamo faticosamente un sentiero che curva lungo il fianco del Masappello, e scende poi nella boscaglia che cresce fitta tra la scarpata e la Rocca di Mileto.



Lungo la Calà dei Morti - Scalini scavati nella roccia


Il passaggio si avvita varie volte su se stesso, attraversando in più punti il greto di un rio in secca, e infine sbocca in un'amena valletta laterale, percorsa da un vivace torrentello che si getterà nell'Aveto alcune centinaia di metri più avanti.
Ci riposiamo un poco e poi ripartiamo, superando una breve erta proprio ai piedi della Rocca di Mileto, che ci porta rapidamente ad una sella dalla quale si domina tutta la piana di Cabanne.
Dato che la pendenza sembra poco impegnativa, affrontiamo qui la discesa lungo i vecchi terrazzamenti che orlano la collina, per trovarci dopo poche decine di metri ad attraversare un fitto groviglio di rovi e cespugli spinosi, oltre al quale appaiono finalmente le dolci sponde dell'Aveto, nei pressi della riva opposta all'area attrezzata di Farfanosa. Percorriamo un lungo tratto pianeggiante in senso opposto alla corrente, in cerca di un punto dove attraversare le acque per riguadagnare il nastro d'asfalto della Provinciale e tornare a Villa Piano: troviamo un guado proprio all'altezza dell'abitato di Farfanosa. Ci togliamo scarponi e calze, chiudiamo le macchine fotografiche negli zaini e puntiamo dritti verso l'opposta sponda; in aprile il fiume è ancora gelido, il freddo è tale da provocare quasi dolore, tanto che gli ultimi metri con l'acqua alle ginocchia vengono affrontati praticamente di corsa, e la riva sabbiosa appena riscaldata dal sole della tarda mattina ci sembra un paradiso!

Alcuni pescatori poco lontani ci osservano con aria divertita, ma senza lo stupore delle capre del Masappello... avranno assistito ad altre scene simili, con protagonisti temerari escursionisti come noi?

Lungo la Calà dei Morti - Incontri inaspettati

 


 

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Pagina pubblicata il 6 dicembre 2010 (ultima modifica: 08.07.2014), letta 5200 volte