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Val d'Aveto: in gita nell'Appennino ligure-emiliano, là dove il tempo si è fermato

di Marta Isnenghi
articolo di Marta Isnenghi apparso su il Corriere della sera del 23 luglio 2002
fotografia di Davide Rossetti

In gita nell'Appennino fra antichi monasteri, magiche foreste e acque cristalline. La rossa cantoniera guarda dall'alto le acque dei due fiumi che si uniscono. Poco sopra Marsaglia, nell'Appennino piacentino, l'Aveto confluisce nel Trebbia. Si conclude così, dopo appena 45 chilometri, il corso breve di uno dei torrenti più belli dell'alta Italia.
La vista è spettacolare: due azzurri serpenti d'acqua tagliano come coltelli i ripidi costoni fasciati da boschi intatti.
Il viaggiatore che ha scelto la Val Trebbia, l'antica Via dei castelli che in 145 chilometri congiunge Piacenza con Genova, percorre un itinerario lento, con tante curve, ma incantevole. Per il paesaggio, per l'arte, la natura e la storia.

Quando il monaco benedettino san Colombano, irlandese d'origine, fondò a Bobbio un monastero che poi prese il suo nome, era l'anno 612.
A Bobbio il Ponte Gobbo, che traversa il Trebbia con le sue esili arcate di sasso, il Duomo romanico e il trecentesco castello Malaspina, evocano scenari d'altri tempi, quando la rocca, detta Castellaro, era governata dai signori di Milano, i Visconti e i Dal Verme.
Appena sopra il paese la strada sale, tagliata nella roccia con vedute impressionanti sul Trebbia che romba, gira e schiuma, incassato fra rocce nere. E a Marsaglia incontra l'Aveto.
Lì la via si biforca: a destra si continua lungo il Trebbia, a sinistra s'imbocca la Val d'Aveto, che è emiliana per metà, poi diventa ligure.
Da queste parti non abita quasi nessuno, non ci sono scarichi né fabbriche.
Il tempo sembra essersi fermato e l'ambiente è rimasto come lo vide san Colombano, tanti secoli fa.
Lungo lo scosceso percorso a picco sul fiume, una Madonnina indica il punto più alto. Poi la natura si addolcisce e dalla foresta s'allargano piccoli prati verdi di montagna.
A Rezzoaglio, il primo paese ligure, fanno un buon formaggio nella latteria di San Sté 1. Più in alto, Santo Stefano d'Aveto è un centro di villeggiatura a 1000 metri di altezza, dominato dal Monte Penna 2 e dalla Cima Maggiorasca, la più alta della zona.

Un incantevole scorcio del fiume Aveto fotografato da Davide Rossetti

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Dell'Aveto resta da scoprire la sorgente. Per questo, da Rezzoaglio si continua la strada per una dozzina di chilometri fino a Priosa.
Si svolta poi a destra per il Passo della Scoglina, strategico punto di collegamento fra tre vallate: Fontanabuona che scende a Chiavari, Val Trebbia e Val d'Aveto.
Siamo nel cuore dell'Appennino ligure-emiliano, fra boschi di faggio. L'Aveto nasce nel prato lungo sulle pendici del Monte Caucaso.
Pochi lo sanno, ma dalla sua cima, a 1245 metri, si spalanca il più straordinario panorama su Portofino, Genova e il levante ligure.
Ci si arriva in un paio d'ore di cammino da Barbagelata, il paesino saccheggiato e incendiato dai nazifascisti nei terribili rastrellamenti del 1944.
Tornando verso Piacenza s'incontra a Rovegno, sulla destra, una bella casa ligure con le finestre verdi. È stata per anni la dimora di vacanza del poeta Giorgio Caproni.
Accanto al balcone è inciso un suo verso: "Il cammino comincia qui? Qui finisce?".
A mezz'ora da Santo Stefano d'Aveto, sul versante emiliano, c'è la splendida foresta demaniale del monte Penna, popolata da faggi, abeti, cascate e laghetti. La montagna si divide in due caratteristici cocuzzoli chiamati Penna e Pennino.
Ancora più attraente, da Rocca d'Aveto (a 2 km da Santo Stefano) in un'ora di cammino si raggiunge una valletta segreta chiamata Prato della Cipolla: autentico santuario della flora alpestre della Liguria, dove s'incontrano le dorate corolle della Calta palustre e i piumini sericei degli Eriofori che colonizzano i laghetti alpini.
Ma il re della Val d'Aveto è un garofano.
Elegante, sfrangiato, rosa pallido, si chiama Dianthus superbus e cresce solo qui, sui dolci prati dell'Appennino.

 


 

Note

[1] Precisiamo, per correttezza d'informazione, che la cosiddetta latteria San Sté è in realtà il "Caseificio Val d’Aveto" di Rezzoaglio.
[2] Il Monte Penna in realtà non domina Santo Stefano d'Aveto, bensì la valle di Alpicella e Amborzasco.

 


 

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Pagina pubblicata il 17 agosto 2008, letta 7910 volte
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