Valdaveto.net > Caccia e pesca > La sfida delle acque lente




La sfida delle acque lente

Articolo di Ramón Rodríguez apparso sulla rivista spagnola 'Trofeo pesca', n° 99, maggio 2001

di Ephemerella Ignita
libera traduzione a cura di Ephemerella Ignita

Pescare nelle acque lente o ferme in genere è frustrante per il moschista, alle prime armi, che si sia abituato a ottenere le proprie catture in correnti più o meno veloci.
Improvvisamente si rende conto di confrontarsi con una difficoltà davanti alla quale poco o nulla valgono le sue conoscenze.
Pescare a mosca in acque lente richiede dare un giro di pagina alle conoscenze acquisite e, a volte, persino cambiare "il chip"; in pratica è come se si comiciasse da zero.
Vediamo cosa c'è da da fare innanzi a questa difficile sfida.
Tutti i moschisti principianti cercano ambienti fluviali determinati: correnti attraversabili con il fondo di ghiaia, sponde pulite e correnti moderate e vive, dove posare un tricottero in pelo di cervo che galleggi bene e non richieda troppa accuratezza nella posa e nella presentazione. Queste acque correnti di media profondità, generalmente sono popolate da trotelle di misura media o piccola la cui voracità non è solita lasciar passare impunemente una mosca nelle proprie vicinanze.
Il facile successo in questi luoghi rinforza, nel moschista il suo attaccamento per essi. Se questa condotta, all' inizio, è buona per lui, visto che così va acquistando scioltezza con il materiale e con le tecniche di lancio, man a mano che ottiene le sue prime catture, se non si ferma mai a pescare in acque lente, sarà sempre un pescatore con un limitato repertorio di risorse, e quello che è peggio, impiegherà molto tempo a capire ciò che si prova nell'ottenere che una gran trota, che si ciba in acque calme e profonde, venga a prendere le sue mosche.

 

Mille e una difficoltà

Perché il moschista principiante rifugge istintivamente dalle acque lente? La risposta è facile: le evita perché sono difficili, il fatto è che sono molteplici le difficoltà che queste acque presentano. Alcune volte sono costituite da enormi pozzi che sembrano insondabili, dove intuiamo che vi abbiano trovato rifugio le trote più vecchie del sito pozzi che solitamente sono protetti da spessi filari di salici, rocce e rovi, dove persino i pescatori con esca naturale incontrano grandi difficoltà se non a far scivolare le punte delle loro lunghe canne, almeno a recuperare il pesce che ha abboccato.
Altre volte i pozzi cominciano profondi, però il loro fondo poco a pocoo va risalendo e guadabile sino a terminare in un raschio di mezzo metro, al massimo di pofondità. Il principiante vede in questi luoghi, facilmente accessibili, una trota che si sollazza in una zona pulita, e si appresta a tentare quella che lui ritiene una facile cattura.
Però è sufficiente che metta un solo piede in acqua, perché l'onda prodotta avvisi la "macchiettata" che il momento è quello eccellente per darsi alla fuga.
Tutto questo succede una volta, e altra, e altra... finché, il moschista, stufo di insuccessi, si dedica a pescare solo nelle posizioni facil, che oltretutto, di tanto in tanto, gli danno la soddisfazione di qualche cattura.
Succede anche che, nei giorni più soleggiati, non si veda neanche un pesce in queste zone di acque basse e lente. I pesci se ne stanno nell'ombra, sotto una vegetazione più a meno fitta, e per arrivare ad essi, si debbono fare due cose abbastanza sgradevoli per la maggior parte dei pescatori a mosca: la prima è avvicinarsi al pesce guadando, non c'è altro rimedio che cercare di produrre la minor pertubazione in superficie e, una volta arrivati in posizione di lancio,... come facciamo perché la nostra mosca si infili sotto le frasche? Come facciamo a raggiungere questa trota che si stà nutrendo a venti metri da noi, e la nostra abilità come lanciatori non ci permette di andare oltre i quindici? E se falliscono il nostro primo o secondo lancio e la mosca si aggancia in un ramo basso? Rovineremo la posizione, e forse anche l'intera zona, andando a sganciare la nostra mosca? E c'è di più, chi non ha provato la frustrazione che produce il vedere improvvisamente, in acque basse e lente," l'enorme "onda prodotta da un "trotone" che fugge e della cui presenza non ci eravamo resi conto? Per non parlare dell'altra situazione egualmente frustrante: dover ripercorrere il percorso fatto, magari con l'acqua alla cintura, visto che non è possibile risalire per nessuna sponda nelle immediate vicinanze. Se percorriamo in fretta i cento e più metri della zona traversabile lasceremo il tratto irrimediabilmente impescabile durante ore per gli altri e per noi stessi. Se risaliamo lentamente, come dev'essere fatto, ogni minuto ci sembrerà un' ora e ci assalirà la sensazione che oltre renderci ridicoli si stia buttando via il tempo stupidamente.

 

Una diversa attitudine

Ora basta con le lamentele. Se il gentile lettore ha speso i suoi soldi per comprare questa rivista, non lo ha fatto perché noi scrittori piangiamo sulle sue spalle, che in tal caso, saremmo noi a dover pagare lui.
I problemi delle acque lente le conoscerà anche troppo, paziente lettore, e se è arrivato a questo punto è perché il titolo - La sfida delle acque lente - l'avrà certmente atratto.
Avrà pensato" Potrà, il signor Rodríguez, suggerirmi qualche soluzione?", e invece ecco qui, il signor Rodríguez lamentandosi e menando il can per l'aia. C'è proprio gente poco seria.
Si sono resi conto i lettori del mio cambio di attitudine?. Presumo di sì visto che li considero lettori attenti.
Ordunque per affrontare questi tratti di'acqua quasi immobili, dovranno a loro volta, cambiare la loro attitudine di pescatori a mosca.
Facciano mente locale, si armino di coraggio e pazienza, osservino da una distanza media la superficie sulla quale vorrebbero pescare. Facciano un giro lungo la sponda, convenientemente ritirati, valutando le zone più favorevoli, e soprattutto si dimentichino, del lavoro, della suocera, delle rate dell'auto, dell'ipoteca, della vitaccia che fanno fare i bambini, di... Claudia Schiffer.
Beh! Intesi!... li lascerò entre in acqua con Claudia Schiffer.

 

Lo sguardo in avanti

Ho detto" entrare nell'acqua?". A qualcuno sicuramente picarebbe rimanere sulla riva con Claudia Schiffer. Siamo seri! Non entrino, per nulla, nell'acqua tranquilla, per quanto facciano attenzione nel farlo.
Prima di tutto osservino attentamente. Si vede qualche attività nel luogo in cui pensavano passare? Quante volte abbiamo spaventato decine di trote, per essere entrati nell'acua senza prima aver osservato! Di piu' io direi che quella che per prima deve entrare nell'acqua è... la nostra mosca, con un lancio a mezza distanza e appoggiando la coda di topo e parte del terminale sul terreno. Se non ci saranno stati risultati ci avvicineremo lentamente, senza bruschi movimenti, e osserveremo dalla sponda sia il fondo che la zona nella quale pescheremo, questo deve essere fatto, sin dal principio.
Qualche volta cominceremo a pescare immediatamente; altre, prima ci sposteremo nell'acqua fino a raggiungere la prima posizione favorevole. Caminando molto lentamente e calpestando il fondo con molta delicatezza; controllando le onde che il nostro corpo, muovendosi, potrebbe produrre. Se ci capita di dare un passo falso e produciamo così qualche onda più grande, fermiamoci e aspettiamo che si calmi la superficie. Pensiamo agli aironi, immaginiamoci di essere delicati come un airone. Una volta arrivati in posizione favorevole, continuiamo a osservare - ricordate : primo, guardare - c'è qualcosa che si tà cibando?. Se il pesce si trova alla nostra portata di lancio, non dobbiamo esitare, presentiamogli la nostra mosca.
Se il pesce in azione, stà un pochino più distante e a una distanza, per noi, insicura cerchiamo di avvicinarci. Il pesce fugge?; al prossimo sarà gioco lanciargli da più lontano. Il pesce si allontana di un poco mantenedo la distanza di sicurezza?; questo è il momento perché noi si cerchi di migliorare la nostra tecnica di lancio.Se ci riusciamo... avremo un premio! Anche quando non si riesca a catturare il pesce.
Non c'è nessuna mangianza?; se è nuvoloso o il sole non batte sull'acqua, è probabile che ci sia qualche trota nelle vicinanze e che non ci abbia visti, se siamo stati cauti.
Impegnamo il nostro intuito di pescatori assieme alla nostra vista acuta: cerchiamo irregolarità sul fondo - grandi rocce emergenti o sommerse, tronchi, ciuffi di alghe o piante fluttuanti o sommerse... - e posiamo la nostra mosca nelle loro vicinanze.
Se ciò non risulta possibile posiamo a una distanza comoda per noi; diciamo, tra i 10 e i 16 metri. Manteniamo la nostra mosca tranquilla, dopo posata, per 8, 10 secondi, trascorso questo tempo, se la brezza increspa un poco la superficie, diamole un piccolo strattoncino, aspettiamo ancora un poco e... posiamola in un successivo "punto caldo".
C'è molta luce e non si vedono trote nella zona del fiume illuminata?; peschiamo in zone ombreggiate, sotto gli alberi. La pesca in queste zone all'ombra è cosa di maggior pazienza ancora, precisa, metodica e lenta, e questo perché se non abbiamo visto pesci nella zona illuminata, certamente sono nelle zone d'ombra. Che abbiano voglia di prendere la nostra mosca è un altro discorso, però stanno lì. La pazienza è la virtù del pescatore, e il metodo è di guardare il fondo, posizionarci, osservare il punto in cui vogliamo pescare - una zona d'ombra che non sia più di un metro quadrato - osservare bene i possibili ostacoli e finalmente... lanciare.
Come raggiungere precisione nel lancio e nella posa?, in questi luoghi, in genere è necessario: imprimere velocità alla coda, dare alla canna l'inclinazione corretta.
Mentre realizziamo queste cose procuriamo di non muovere troppo il corpo: ricordiamoci che stiamo in acque lente!!
Due al più tre pose in questo metro quadrato e poi un poco più in là. Cerchiamo presso le sponde, i tronchi d'albero emergenti, le radici degli alberi... non lasciamoci andare neanche per un solo momento. Questi lanci sono quasi tutti difficili godiamoceli! quando ci riescono bene. Se per caso la nostra mosca si aggancia a un ramo e non riusciamo a tirarla via con le buone maniere, meglio con la mano spezare il terminale, dopo aver memorizzato il punto in cui si trova, sempre che si possa guadare. Leghiamo una seconda mosca e proseguiamo, sempre che riteniamo ancora redditizio pescare lì.

 

Le acque lente non guadabili

Molte volte passando sul bordo di buche lunghe e profonde vediamo in attività alcune trote, però ci rendiamo conto che la vegetazione della riva non ci permette raggiungerle. Questo succede moltissime volte, però io sono il primo a sorprendersi quando ripenso alla quantità di trote che ho punto , e - a volte catturato - in quei luoghi impossibili. Qual'è il segreto?, come al solito l'attitudine del moschista questa volta però, bisogna essere agressivi! Ogni volta che osserviamo o intuiamo attraverso i rami, dell'attività pensiamo immediatamente: posso catturarla? Diamo attorno una occhiata rapida e facciamoci un'idea della conformazione del luogo prima di tirare dritto. Ci sono varchi fra gli alberi abbiamo più di una direzione di attacco? C'è lo spazio libero per un lancio tipo "roller" o altro tipo di lancio?
Le possibilità sono generalmente maggiori di quello che può sembrare, certo, a volte non ce n'è neanche una, però se non le cerchiamo... ! Siamo proprio sicuri che non ce ne siano!
In questi casi l'attitudine positiva è la seguente: "se sono capace di posare la mosca sotto i rami della sponda, sono capace anche di infilarla attraversor questo varco tra i rami", Sì lo so bene: gli errori costano la perdita della mosca, però l'azzecarla significa sempre passi da gigante nella nostra esperienza come moschisti e nella nostra autofiducia. Vale la pena provarci... di tanto in tanto.

 

Vantaggi e inconvenienti

La pesca in acque lente non è nata per moschisti che hanno fretta, e nemmeno per gli impazienti , né per i nervosi, né per i taccagni. Le acque lente sono uno dei terreni più difficili sui quali esercitare la pesca a mosca, perché pongono a dura prova la saldezza psicologica del moschista e la sua fiducia in ciò che stà facendo, così pure pongono a prova la sua fiducia in quello che sà fare. Le catture in acque lente, anche se sogliono essere di buona taglia, quasi mai sono numerose, giacché i pesci hanno molti vantaggi sul pescatore, visto che quest'ultimo tradisce facilmente la sua presenza, e la limpidezza e tranquillità delle acque offrono al pesce le migliori condizioni di visibilità.
L'uso di terminali sottili e lunghi, e di mosche molto reali, richiede che il moschista si impegni a fondo nella sua arte, e potrebbe anche succedere che la ricompensa dopo ore di cammino lungo un braccio di acque lente e profonde non arrivi sotto forma di cattura alcuna, ma solo dalla soddisfazione per averlo fatto come andava fatto sino in fondo anche senza... la collaborazione del pesce, non inganniamoci, questo è veramente duro. Sarebbe ancora più duro se questo dovesse ripetersi una e più volte però fortunatamente non è sempre così. Nel giro di molti anni pescando in acque lente sempre con lo stesso, o anche maggiore interesse, che in quelle rapide l'esperienza accumulata forgerà nel moschista una tempra speciale, oltre a concedergli una tecnica speciale di lancio in zone più che difficili. Si accuirà il suo senso del pesce e le catture gli si faranno via via più facili.. Può anche succedere che sviluppi la sua autodisciplina in altri ambiti della vita. Scoprirà il piacere di pescare con calma e bene. Potrà anche succedere , che un giorno, commentando tutto questo con un compagno di pesca , meno esperto, questi gli commenti, mentre tornano dal fiume, quanto è bella Claudia Schiffer, e che lui gli risponda: "Claudia?... che Claudia?"

 


 

Links



Pagina pubblicata il 13 settembre 2008, letta 6540 volte
Per esprimere un commento su questo articolo si prega di contattare la redazione via e-mail