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Antonio Cella, mulattiere durante la seconda guerra mondiale

di Sandro Sbarbaro

Si racconta che il mulattiere Antonio Cella negli anni della seconda guerra mondiale facesse servizio in Val d'Aveto e valli limitrofe con le sue mule.
Veniva utilizzato dai tedeschi in trasporti a carattere militare oppure nel trasporto dei materiali necessari per la costruzione del ponte d'emergenza realizzato presso il Masappello: verso la seconda metà del 1944, infatti, i partigiani avevano distrutto il ponte sulla strada carrabile che da Cabanne conduceva a Rezzoaglio.
L'esercito tedesco, come era suo costume operare già dal tempo delle guerre Napoleoniche, aveva messo il mulattiere Antonio Cella a libro paga. Oltre la paga versava regolarmente al Cella, così come ad altri valligiani assoldati per l'occasione, gli assegni familiari.

Ma - all'insaputa dell'esercito tedesco - Antonio Cella collaborava anche con i partigiani.

Il Cella era stato cooptato dai partigiani per trasporti di materiale bellico in occasione della Battaglia delle Lame: furono i giorni del rastrellamento operato dalle forze nazi-fasciste e dalla Monterosa comandata dal tristemente famoso maggiore Cadelo, i giorni degli incendi per rappresaglia dei paesi di Casoni d'Amborzasco e di Allegrezze.
Il materiale bellico era stato ricevuto dai partigiani tramite avio-lanci operati dagli anglo-americani nella zona del Monte Aiona.
In quella occasione Antonio Cella - come lui stesso ebbe modo di raccontare - aveva dovuto tappare le narici ai muli per impedire loro di sbuffare e quindi segnalare alle truppe impegnate nel rastrellamento la presenza di partigiani nel bosco.

Il Cella raccontava pure che in certe occasioni dalla Val d'Aveto si era spostato coi muli in Val Trebbia sino a Rondanina - in zona partigiana - e che alcune volte aveva operato per conto di don Antonio Pagliughi, il quale faceva parte della organizzazione partigiana, anche se lo stesso Cella non sapeva a quale titolo.
Don Antonio Pagliughi, all'epoca tenente cappellano, collaborava con le forze di liberazione compilando biglietti, o veline, che consegnava al Cella raccomandandogli il massimo riserbo.
Il Cella, che grazie al lasciapassare dei tedeschi poteva infiltrarsi fra le linee degli occupanti, nascondeva i messaggi nei cosiddetti grilli che formavano la grillera, la piccola sonagliera al collo dei muli, e così - inosservato - faceva da tramite alle varie formazioni partigiane dislocate tra Aveto e Trebbia.

 


 

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Pagina pubblicata il 25 agosto 2008 (ultima modifica: 02.09.2008), letta 5704 volte
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